Disordini di piazza San Carlo: la sindaca Chiara Appendino condannata a 18 mesi

La prima cittadina di Torino si dice molto amareggiata da questa decisione dell'autorità giudiziaria. "Rispetto il verdetto, devo rispondere di un gesto folle". L'avvocato della sindaca ritiene che non ci siano responsabilità penali della sua assistita.

Disordini di piazza San Carlo: la sindaca Chiara Appendino condannata a 18 mesi

Affranta, delusa, amareggiata. Così si è presentata la sindaca di Torino, Chiara Appendino, al punto stampa all’uscita del Tribunale, dove oggi si è tenuta la sentenza circa i disordini del 2017 avvenuti in piazza San Carlo. Come si ricorderà, quella sera era in corso la finale di Champions League tra Juventus e Real Madrid.

Mancavano poco più di 20 minuti alla fine dell’incontro, quando alcuni balordi lanciarono dello spray al peperoncino sulla folla. Dopo pochi secondi si scatenò il panico, un fuggi fuggi generale nel quale rimasero coinvolte centinaia di persone. Ci furono 1.600 feriti e 2 morti, deceduti dopo essere stati soccorsi a causa dei gravi traumi riportati. 

Per quell’episodio si è aperto un processo penale che vede coinvolte 5 persone, tra cui anche la sindaca Appendino appunto. Per dovere di cronaca dobbiamo precisare che la condanna della sindaca è avvenuta con pena sospesa, e che i responsabili del folle gesto in piazza San Carlo sono stati già condannati in un altro processo tenuto negli scorsi mesi a loro carico. Per la Appendino la Procura aveva chiesto un anno e otto mesi, mentre i giudici hanno alleggerito la pena di qualche mese. Condannati a un anno e sei mesi sono anche l’ex capo di gabinetto della prima cittadina, Paolo Giordana, l’allora questore di Torino, Angelo Sanna, l’ex presidente di Turismo Torino, l’agenzia che prese in carico la creazione dell’evento, Maurizio Montagnese, ed Enrico Bertoletti, professionista che si occupò di parte della progettazione.

Chiara Appendino: “Amareggiata, faremo ricorso in appello”

Quella che si è conclusa oggi 27 gennaio è la sentenza di primo grado del processo. Contro la decisione dei giudici la stessa Appendino che c’è l’intenzione, insieme ai suoi legali, di fare ricorso in appello. La prima cittadina ha detto di non volersi sottrarre alle sue responsabilità e di rispettare in pieno la decisione dei giudici, ma “è altrettanto vero che oggi devo rispondere, in quanto sindaca, di fatti scatenati da un gesto – folle – di una banda di rapinatori” – queste le sue parole rilasciata alla stampa all’uscita dall’aula del Tribunale.

I responsabili del gesto furono infatti soggetti appartenti ad una gang nota alle cronache giudiziarie per alcune rapine commesse nel territorio del capoluogo piemontese. “Questa tragica vicenda mi ha segnato profondamente. Quei giorni e i mesi che sono seguiti sono stati i più difficili sia del mio mandato da sindaca sia della mia sfera privata, personale. E il dolore per quanto accaduto quella notte è ancora vivo e lo porterò sempre con me” – così scrive la sindaca Appendino su Facebook.

L’avvocato difensore della prima cittadina, Luigi Chiappero, ha sottolineato che in questi casi le responsabilità non devono ricadere su chi ha dato un semplice patrocinio all’evento. Il legale ha spiegato che quello che è successo è stato un fatto imprevedibile e, anche la sindaca, ha ribadito che se avesse saputo che sarebbe successa una cosa del genere avrebbe agito in fretta. Sulla vicenda sicuramente se ne saprà di più nelle prossime settimane. Per i pm titolari dell’inchiesta la manifestazione fu organizzata in fretta e male.

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