Dopo due settimane di indagini, i carabinieri del comando provinciale di Siracusa, coordinati dal procuratore capo della Procura di Siracusa Sabrina Gambino e dai sostituti procuratori i Salvatore Grillo e Silvia D’Armento hanno sottoposto a fermo l’indiziato del delitto di Noto, avvenuto il 2 dicembre.
Secondo i carabinieri, l’obiettivo dei colpi di pistola esplosi non era il 17enne Paolo Mirabile ma il padre. Il minore, raggiunto da un proiettile alla testa, è morto dopo due giorni in ospedale e secondo gli inquirenti responsabile del suo omicidio è il 33enne Vincenzo Di Giovanni, residente nella cittadina in provincia di Siracusa, così come le vittime.
La ricostruzione del delitto di Noto
Il provvedimento emesso dalla Procura della Repubblica di Siracusa è arrivato al termine di serrate indagini condotte dai Carabinieri del Nucleo Investigativo, rese ancor più complesse dal muro di omertà eretto dall’intera comunità nomade cui appartengono sia la vittima che l’uomo arrestato e che non ha offerto alcuna collaborazione.
I carabinieri, giunti sul luogo della sparatoria,hanno individuato non solo alcuni bossoli e numerose bottiglie di alcolici, ma anche alcune telecamere che, poco distanti dal luogo dove era stata invece segnalata inizialmente la sparatoria, avevano ripreso tutte le fasi precedenti e successive, immortalando finanche l’autore dell’omicidio mentre esplodeva più colpi d’arma da fuoco.
Dalla visione delle immagini, è emerso che l’obiettivo dell’attentato non era il 17enne, bensì il padre di lui e che il giovane era stato colpito alla testa, a causa di una tragica fatalità, solo perché si trovava al posto sbagliato al momento sbagliato, in quanto era seduto di fianco al genitore all’interno della macchina mentre venivano esplosi i colpi di arma da fuoco.
Le telecamere hanno permesso di appurare che l’omicidio era giunto a seguito di un litigio, alimentato verosimilmente dall’eccessivo abuso di alcolici, tra il padre della vittima e il presunto omicida. Poi il 17enne e il padre erano saliti in auto ed erano andati via. Quando erano tornati, Di Giovanni aveva esploso diversi colpi di pistola contro l’auto, con l’obiettivo secondo i militari di uccidere il padre di Mirabile ma colpendo il figlio.