A 25 anni dal delitto Rostagno, la Corte d’Assise di Trapani ha condannato all’ergastolo i boss trapanesi Vincenzo Virga e Vito Mazzara. La sentenza ha accolto la richiesta, dopo due giorni e mezzo di consiglio, dei pm Gaetano Paci e Francesco Del Bene. Si afferma dunque, che è stata la mafia ad uccidere il giornalista-sociologo Mauro Rostagno, perché aveva pubblicato la verità sugli interessi di Cosa nostra a Trapani. Il mandante del delitto fu Virga, ma a praticare l’esecuzione Mazzara, che tese un agguato al giornalista.
Il collegio ha imposto agli imputati, oltre alla condanna all’ergastolo, anche un risarcimento delle parti civili, che andrà all’Ordine dei giornalisti, alla Comunità Saman fondata da Rostagno, ai suoi familiari e all’Associazione della Stampa. La Corte ha anche approvato la proiezione in Procura delle deposizioni di alcuni testimoni, tra cui figura l’ex sottufficiale dei carabinieri Beniamino Cannas e Caterina Ingrasciotta, editrice dell’emittente televisiva Rtc. Il merito della risoluzione del caso va in parte ad Antonio Ingroia, all’epoca pm della Direzione distrettuale antimafia di Palermo, che ha ripreso la pista dell’intervento mafioso per l’eliminazione di Rostagno.
Il giornalista fu tolto di mezzo per la sua integrità morale nel trasmettere delle verità su carta, cosa che dava fastidio alla mafia. Rostagno era incorruttibile e aveva contagiato tutti con il suo impegno e la sua lotta alla mafia, diventando presto una voce scomoda da eliminare. Il termine con cui era definito il giornalista era una “camurria“, ovvero rompiscatole in gergo siciliano, e fu proprio Francesco Messina Denaro ad affibbiargli questo soprannome.
Rostagno indagava sui traffici di droga, sui contatti tra mafia e massoneria deviata, sulle illegalità della pubblica amministrazione, svelando aspetti terribili e assolutamente inediti della mafia di Trapani.
Il giornalista era venuto a conoscenza di alleanze invisibili per il controllo degli appalti, e possedeva altre informazioni pericolose che avrebbero provocato un vero terremoto all’interno della società. Un intreccio complesso, che ha condotto la mafia a far fuori Rostagno, e che ha portato alla condanna dei colpevoli, ma anche all’arresto della compagna del giornalista, Chicca Roveri, accusata di aver depistato le indagini.