Un altro colpo di scena si verifica nelle indagini che riguardano l’omicidio di Chiara Poggi, la ragazza uccisa a Garlasco nel 2007. Nuove tracce di Dna maschile sono state trovate sotto le unghie della giovane: le tracce sono state scoperte dopo gli esami autorizzati nel processo d’appello bis a carico di Alberto Stasi. Sarà ora cura degli inquirenti stabilire se le tracce sono leggibili e confrontarle in seguito con il Dna di Stasi.
E’ rimasto invece inconcluso l’esame del bulbo e del fusto di un capello corto di colore castano chiaro, da cui si sarebbe dovuto ricavare il Dna mitocondriale: il capello era stato trovato nel palmo della mano sinistra della ragazza. Ma una svolta potrebbe arrivare dall’esito delle analisi dei margini delle unghie, giudicato dagli esperti abbastanza significativo. La procedura è stata eseguita per ben tre volte e il risutato è stato sempre lo stesso.
Adesso i giudici e i consulenti di parte dovranno analizzare le tracce e accertare se sono leggibili, per effettuare un confronto con il cromosoma Y del Dna di Stasi. In ogni caso, le tracce hanno consentito di restringere il campo degli accusati, e confermato che ad uccidere Chiara è stato certamente un uomo.
Sono attesi anche gli esiti della camminata di Stasi e si sta cercando di riprodurre ilo percorso esatto che fece il giovane quando scoprì il cadavere di Chiara riverso a terra. L’esame permetterà di capire come mai sulle scarpe di Stasi non c’era alcuna traccia di sangue della ragazza, cosa un po’ difficile da pensare visto che le tracce erano ovunque sul pavimento.
Nel frattempo il sostituto pg di Milano Laura Barbaini a luglio ha incaricato i carabinieri di Vigevano e il Gico della Gdf, di svolgere delle indagini supplementari e per questo sono stati convocati alcuni testimoni, tra cui un intimo amico di Stasi, Alberto Panzarasa. Quest’ultimo ha risposto all’interrogatorio con frasi tipo”non ricordo” giustificandosi per il lungo tempo trascorso oramai dal delitto. Sono stati effettuati nuovi accertamenti anche sulla bici nera da donna della famiglia Stasi, bicicletta che non è mai stata sequestrata durante le indagini svolte dalla Procura di Vigevano. Adesso invece la bici è stata acquisita dalla Corte d’Assise d’Appello per eseguire nuovi rilievi.