Delitto fidanzati Lecce, killer non si pente: "L’ho fatto perchè Dio mi avrebbe dato una donna"

Il 21enne reo confesso dell'omicidio di Eleonora Manta e Daniele De Santis ha detto così davanti ai periti, che ritengono abbia un "complesso quadro psicotico". "Timore di fallire fondato su scarsa autostima", questa la constatazione degli esperti forensi.

Delitto fidanzati Lecce, killer non si pente: "L’ho fatto perchè Dio mi avrebbe dato una donna"

Continua a ritmo serrato l’inchiesta giudiziaria e il relativo procedimento a carico di Antonio De Marco, 21enne salentino e omicida reo confesso di Daniele De Santis ed Eleonora Manta, i due fidanzati brutalmente assassinati in via Montello, a Lecce, la sera del 21 settembre 2020.

Nelle scorse ore il giovane è comparso davanti ai suoi psichiatri forensi di parte presso il carcere di Borgo San Nicola, dove si trova rinchiuso dal 27 settembre, giorno in cui i carabinieri lo andarono a prelevare dall’ospedale Vito Fazzi di Lecce. Qui, infatti, il ragazzo seguiva un corso di laurea in scienze infermieristiche. Ai periti De Marco ha detto parole sconcertanti, e ha provato a spiegare le ragioni del suo folle gesto. 

Il giovane, compiendo l’omicidio, pensava che in sostanza le cose sarebbero cambiate subito, che sarebbe arrivata una ragazza tutta per lui. Questo per lui doveva essere un dono di Dio. Secondo le sue dichiarazioni, pare che il 21enne abbia agito per gelosia, in quanto non riusciva a trovare una ragazza, per cui era geloso di quella coppia affiatata e innamorata, di cui era stato anche coinquilino fino a qualche mese prima. I periti ritengono che il suo sia un “complesso quadro psicotico”. 

Assenza di pentimento

Secondo quanto riferisce Fanpage, che cita il Quotidiano di Puglia, nel giovane c’è assenza di pentimento per quanto commesso. Un gesto assurdo quello del De Marco, che ha agito con una ferocia impressionante. Sono 79 le coltellate inferte ai due fidanzati, più di 30 per parte quasi. Quella sera del 21 settembre, il giovane entrò in casa dei due, in via Montello, grazie ad una copia delle chiavi dell’appartamento, situato al primo piano di una palazzina. Adesso il presidente della Corte d’Assise, Pietro Baffa, dovrà stabilire se De Marco fosse comunque consapevole di quello che stava per fare. 

I periti affermano che in lui era insito “il timore di fallire fondato sulla sua scarsa autostima”, queste le parole che i tecnici forensi hanno scritto sul verbale. I periti hanno scritto che in lui non vi è alcuna coscienza critica e continua a vivere distante “il contatto con l’ambiente esterno”. Una storia davvero triste quella di Lecce, che ha scosso l’intera comunità. 

Tra l’altro i due ragazzi erano molto conosciuti in provincia. Soprattutto Daniele, che aveva 33 anni ed era un giovanissimo arbitro di calcio che arbitrava in Serie C. Lei, Eleonora Manta, 30 anni, era invece una brillante ragazza dipendente dell‘Inps di Brindisi. Era stata assunta all’ufficio pensioni da poco tempo. I due fidanzati proprio la sera del delitto erano andati a vivere insieme in quell’appartamento di via Montello, di proprietà proprio di Daniele. Lo stesso 33enne aveva detto al De Marco, qualche settimana prima, che per l’anno accademico 2020 non avrebbe più affittato camere agli studenti in quanto era in programma proprio la convivenza con la sua Eleonora.

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