Il caso di Chiara Poggi torna sotto i riflettori dopo la scoperta di un Dna compatibile con Andrea Sempio sotto le unghie della giovane, elemento emerso durante l’incidente probatorio condotto dalla perita Denise Albani. Secondo la procura di Pavia, il risultato rappresenta un indizio significativo, pur non potendo identificare con certezza un singolo individuo, e restringe però la cerchia dei possibili soggetti a poche persone della linea paterna della famiglia Sempio, tra cui l’unico a essere stato in casa Poggi: Andrea, oggi 37enne e amico del fratello della ragazza.
Questo dato, se confermato, potrebbe pesare notevolmente in un eventuale processo, anche se la difesa sostiene si tratti di contatto indiretto, dovuto alla manipolazione di oggetti quotidiani come telecomandi o tastiere. Il Dna rinvenuto rappresenta una svolta rispetto alle indagini precedenti. Per anni si era ritenuto che quei dati fossero inutilizzabili, in particolare dopo le perizie del processo d’appello del 2017 condotte dal genetista Francesco De Stefano, il quale consumò tutto il materiale genetico estratto dalle unghie di Chiara.
Oggi, grazie all’incidente probatorio richiesto dalla famiglia Poggi, emerge che quei dati possono avere valore probatorio, contraddicendo le tesi di De Stefano e aprendo la strada a nuovi sviluppi investigativi. La questione tecnica ruota attorno alla ripetibilità delle analisi: le prime prove non rispettavano gli standard di replicazione, mentre i nuovi accertamenti sono stati eseguiti con software internazionali in grado di analizzare centinaia di migliaia di profili genetici. La battaglia giudiziaria ora si concentra sul «come» il Dna di Sempio sia finito sulle mani della vittima.
La difesa sostiene che possa trattarsi di contatto indiretto, ma gli inquirenti replicano sottolineando che non sono presenti tracce del Dna dei familiari o del fidanzato Stasi, che era con Chiara la sera del delitto, rafforzando l’ipotesi della presenza diretta di Sempio sulla scena del crimine. Altri elementi investigativi a supporto includono l’impronta sul muro delle scale, chiamate effettuate a casa Poggi, analisi delle tracce di sangue e la consulenza medico-legale di Cristina Cattaneo.
I magistrati ritengono di aver ricostruito anche il movente del delitto e parlano di «plurimi indizi» contro Sempio. L’orientamento della procura è di chiudere le indagini all’inizio del 2026, procedendo con la richiesta di rinvio a giudizio. Successivamente, le carte potrebbero essere inviate alla procura generale di Milano per valutare la revisione della condanna di Alberto Stasi, oggi considerato dalla giustizia come il colpevole del delitto. In questo scenario, Stasi potrebbe passare da condannato a destinatario di uno degli errori giudiziari più clamorosi della storia italiana, aprendo nuove domande e riflessioni su un caso che continua a dividere l’opinione pubblica e a tenere alta l’attenzione mediatica.