A quasi diciotto anni dalla scomparsa di Chiara Poggi, la criminologa Roberta Bruzzone ha espresso nuovamente il suo punto di vista sul caso, intervenendo con decisione in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera.
Secondo l’esperta, non ci sarebbero dubbi sull’identità dell’autore del delitto, e ogni tentativo di riaprire l’inchiesta rischierebbe solo di generare confusione e ulteriore disagio per la famiglia della giovane. Bruzzone ha affermato di essere pienamente convinta che la responsabilità ricada su Alberto Stasi, già condannato in via definitiva.
Secondo la criminologa, la giustizia ha già fatto il suo corso e gli elementi raccolti in passato non lascerebbero spazio a interpretazioni diverse. Ha quindi escluso ogni coinvolgimento di Andrea Sempio, recentemente iscritto nel registro degli indagati dalla Procura di Pavia con l’ipotesi di omicidio in concorso.
A detta di Bruzzone, infatti, nei suoi confronti non sarebbero emersi riscontri oggettivi e la nuova pista non avrebbe basi sufficienti per arrivare a una riapertura concreta del caso. Nel corso dell’intervista, la criminologa ha anche voluto esprimere vicinanza alla famiglia Poggi, sottolineando come, a suo avviso, i genitori della ragazza abbiano subito una serie di insinuazioni infondate.
Secondo Bruzzone, le critiche indirizzate ai familiari di Chiara avrebbero assunto toni eccessivi, mettendo ingiustamente in discussione la loro integrità. In particolare, ha definito “farneticazioni” alcune delle accuse circolate negli ultimi mesi, tra cui quelle che avrebbero suggerito un coinvolgimento del fratello Marco, ipotesi che, secondo lei, non sarebbe supportata da alcun elemento concreto.
La criminologa ha invitato i genitori di Chiara a valutare un eventuale ricorso alle vie legali per tutelarsi da ciò che ha definito come «attacchi ingiustificati». Rita Preda e Giuseppe Poggi, in una recente intervista, hanno espresso il desiderio di affrontare il proprio malessere interiore lontano dai riflettori, chiedendo rispetto e serenità.
In una seconda dichiarazione rilasciata a La Provincia Pavese, Bruzzone ha voluto affrontare anche il tema del cosiddetto “Ignoto 3”, un profilo genetico maschile trovato su un tampone orale della ragazza che non corrisponde né a Stasi né a Sempio. Secondo la criminologa, si tratterebbe di una traccia troppo esigua per avere un reale valore probatorio.
A suo giudizio, si sarebbe trattato di una contaminazione avvenuta in un momento imprecisato, che non sarebbe in grado di indicare la presenza fisica di una terza persona sulla scena. Per Bruzzone, dunque, non ci sarebbero spiragli per nuovi sviluppi giudiziari: la verità sarebbe già stata accertata con la condanna definitiva di Stasi, e ogni nuova pista rischierebbe solo di alimentare false speranze. La sua posizione è chiara: nonostante il tempo trascorso e il desiderio di giustizia che ancora circonda la vicenda, continuare a ipotizzare scenari alternativi finirebbe per gettare ombre inutili su un caso che, dal suo punto di vista, è già stato risolto dalla magistratura.