PESCARA – 19 anni e 4 mesi di reclusione per un ragazzo e 16 anni per l’altro: queste le condanne inflitte dal giudice Cecilia Angrisano ai due giovani accusati del delitto di Christopher Thomas Luciani, conosciuto dagli amici come Crox, avvenuto il 23 giugno scorso in una zona isolata del Parco Baden Powell di Pescara.
La pubblica accusa, rappresentata dalla pm Angela D’Egidio della Procura per i Minorenni dell’Aquila, aveva chiesto 20 e 17 anni di reclusione per i due adolescenti, contestando loro il reato di omiidio volontario, aggravato dalla crudeltà e dai futili motivi. Il processo si è svolto con rito abbreviato, a porte chiuse, presso il Tribunale per i Minorenni. Alta la tensione in aula, in un’udienza blindata, mentre gli avvocati della difesa hanno scelto di non rilasciare dichiarazioni. L’unico a parlare brevemente con i giornalisti, prima di allontanarsi, è stato Giacomo Marganella, legale di Olga Cipriano, nonna del ragazzo fatto fuori.
La perizia psichiatrica: personalità anaffettiva e manipolativa
I due adolescenti, coetanei del ragazzo fatto fuori, erano comparsi in aula già lo scorso 17 febbraio, quando era stata illustrata la perizia psichiatrica richiesta per uno di loro, ossia il primo ad aver colpito Crox con dieci coltellate alla schiena. La difesa, rappresentata dagli avvocati Massimo Galasso e Roberto Mariani, aveva sollevato dubbi sulla capacità del ragazzo di affrontare un processo, facendo riferimento a un episodio di autolesionismo avvenuto in passato. La perizia, affidata agli esperti Stefano Ferracuti (Università La Sapienza di Roma) e Giovanni Camerini (Università di Bologna), ha però escluso un’infermità mentale, descrivendo il giovane come un soggetto con una personalità anaffettiva e manipolativa, ma comunque capace di intendere e di volere.
La dinamica del delitto
Secondo la ricostruzione della Procura per i Minorenni, i due ragazzi avrebbero attirato Christopher Thomas Luciani nel parco con un pretesto, insieme ad altri amici. Una volta raggiunta una zona più appartata, è scattata una brutta aggressione: il primo assalitore lo ha colpito con dieci coltellate alla schiena, poi ha passato la lama all’amico, che ne ha sferrate altre quindici. Il secondo ragazzo, figlio di un carabiniere, si è difeso in aula sostenendo di aver agito per paura di essere fatto fuori a sua volta.
Dopo aver lasciato il corpo senza vita nel parco, il gruppo ha proseguito la giornata come se nulla fosse: i due farabutti, insieme agli altri amici, sono andati al mare e hanno fatto sparire l’arma del delitto. La svolta nelle indagini è arrivata in serata, quando uno degli amici del gruppo non ha retto al peso del segreto e ha confessato tutto al padre, permettendo così l’arresto dei responsabili. La sentenza rappresenta un passo decisivo nella ricerca di giustizia per la famiglia del ragazzo fatto fuori, anche se la difesa potrebbe valutare eventuali ricorsi.