Continuano ad uscire ogni giorno delle novità davvero inquientanti circa il delitto di Chiara Poggi, la giovane a cui è stata tolta la vita a Garlasco nel 2007. Tanti i dettagli che in primis la Procura di Pavia, guidata dal pm Fabio Napoleone, ha cominciato ad analizzare uno ad uno, una indagine che in segreto si è riaperta nel 2024 e che ha portato agli incredibili sviluppi attuali. L’ultimo? Quello che a che fare con il Dna, che secondo quanto emerso sarebbe compatibile in linea paterna con quello della famiglia di Andrea Sempio. Chiaramente le tracce del dna trovate non identificano una persona precisa, almeno al momento, ma solo la linea paterna di Sempio. Per gli inquirenti però questo dato è importantissimo e potrebbe portare a sviluppi davvero interessanti della vicenda.
Proprio su Andra Sempio la Procura di Pavia assieme a quella meneghina ha quindi di nuovo riacceso i riflettori. Ad affermare che quel dna trovato proprio sotto le unghie di Chiara Poggi sia compatibile con la linea paterna di Sempio (Dna Y) non è stata una persona qualsiasi, nè un giornalista, ma la dottoessa Denise Albani, perito genetista della Poliza Scientifica nominata dalla pm della Procura di Pavia, Daniela Garlaschelli. La conclusione che emergerebbe quindi dai dati in possesso adesso degli inquirenti è che anche quanto analizzato dalla Albani trova conferma in quanto disse il suo collega Carlo Previderè nel febbraio del 2024, ovvero che le tracce genetiche trovate su due frammenti sono identiche al “campione 28222016” ovvero con quello di Andrea Sempio. E adesso al settimanale “Giallo” due ex carabinieri che all‘epoca indagarono sul caso Poggi nelle prime fasi hanno ammesso che vi siano stati degli errori.
Gli ex carabinieri a “Giallo”: “Su Stasi abbiamo fatto molti errori”
Nel numero di questa settimana uscito in edicola giovedì 27 Novembre, il settimanale “Giallo” diretto dalla collega Albina Perri, riporta una lunga intervista a due ex carabinieri che indagarono all’epoca dei fatti sul caso Garlasco. Si tratta dell’ex capitano della stazione di Vigevano e gi colonello in pensione, Gennaro Cassese e dell’ex brigadiere della stazione di Garlasco oggi maresciallo in pensione, Roberto Pennini. Secondo quanto ha riferito lo stesso Cassese a “Giallo”, e citiamo le sue parole, “di cappellate n abbiamo fatte, è vero. Io ho lasciato l’impronta della mia mano sulla scala quando sono entrato nella casa di via Pascoli con i Ris di Parma tre giorni dopo il delitto, ma non avevo i guanti e l’ho fatto presente” – ha dichiarato Cassese “Giallo”.
Secondo Roberto Pennini però la maggior parte degli errori “non li abbiamo fatti noi di Garlasco, ma i colleghi del reparto operativo“ – ha affermato Pennini, secondo il quale uno dei più gravi errori anche alla luce di quanto emerso negli ultimi giorni sarebbe stato quello di “non aver chiesto i tabulati di Marco Poggi e di Andrea Sempio” – ha affermato ancora a “Giallo” l’ex maresciallo Pennini. Insomma anche sentendo i due ex militari pare che qualcosa non sia andato proprio per il verso giusto durante le prime indagini condotte sul delitto Garlasco.
E sempre il settimanale a cui rimandiamo per tutti gli approfondimenti del caso riporta una circostanza non presa in considerazione all’epoca, ovvero una frase che Sempio, intercettato, diceva a sè stesso. “Non hai l’obbligo di dire la verità…ma va bene…buono” – affermava Andrea Sempio parlando con sè stesso, il quale “malediceva” anche la questione del Dna come spiegano i colleghi del settimanale. “Dna. Sta m*erda di Dna..ma cosa state dicendo. Se tu parti dal presupposto che c’è il mio Dna allora puoi discutere di tante cose…come ci è rimasto, come ha fatto a trasmettersi, se è vero che può essere rimasto, se era una aggressione, se era sopra se era sotto…” – affermava Andrea Sempio. Proprio su quel Dna che adesso potrebbe riscrivere per intero la storia di uno dei fatti di cronaca più seguiti del nostro Paese. Staremo a vedere che cosa accadrà nelle prossime settimane, da molte parti si ha comunque la sensazione che sia sia arrivati ad un punto di svolta della vicenda Garlasco.