Dai conti del Vaticano recuperati un miliardo e 400 milioni

La scoperta riguarda un tesoro derivato da molte risorse che non erano entrate nel bilancio. L'intenzione di Pell era di accentrare i poteri di gestione sotto il suo dicastero ma è scontro e invece spunta una vigilanza a tre

Dai conti del Vaticano recuperati un miliardo e 400 milioni

Da un primo censimento di beni mobili e immobili è risultato che il Vaticano ha una situazione più rosea del previsto, con un miliardo e 378 milioni di euro che non erano stati inclusi nel bilancio consolidato e che per il 2013 aveva segnato un passivo di 24 milioni di euro. A distanza di due anni dall’elezione di Papa Francesco sta avvenendo uno stretto confronto su tutti i poteri da affidare al nuovo dicastero, e lo stesso cardinale Pell ha fatto sapere la scorsa settimana ai cardinali riuniti in concistoro che le varie amministrazioni vaticane dispongono di fondi per circa 1.378 milioni.

Proprio lui lo scorso dicembre, sul “Catholic Herald”, aveva detto: “Abbiamo scoperto che la situazione è molto più sana di quanto sembrasse, perché alcune centinaia di milioni di euro erano nascosti in particolari conti settoriali e non apparivano nei fogli di bilancio”. Le sue parole avevano fatto pensare che ci fossero fondi neri ma Pell si era affrettato a spiegare che quei soldi erano apparsi dopo che ogni dicastero aveva comunicato l’ammontare delle proprie disponibilità. 

La metà di questi fondi appartengono alla Segreteria di Stato, e consistono sia in investimenti a lungo e medio termine che in liquidità. Un anno fa Papa Francesco ha istituito la Segreteria per l’Economia e ha affidato l’incarico all’australiano George Pell. Da quest’anno e per la prima volta ogni dicastero della Santa Sede dovrà presentare un bilancio preventivo delle spese. 

L’intenzione del cardinale australiano era quella di far confluire sotto il suo dicastero la gestione delle risorse umane e delle forniture, il controllo sui bilanci e sulla gestione delle proprietà della Santa Sede, la gestione delle proprietà mobili e immobili del Vaticano, in modo da poter essere controllati da un unico organo. Il suo progetto di unificare competenze di vigilanza e di gestione non è stato ben visto dal consiglio pontificio, e che ha invece suggerito di aumentare il numero dei revisori generali da uno a tre, per una maggiore vigilanza su chi gestisce i soldi. Lo scopo è quello di non favorire troppi poteri ad un uomo solo, e fare in modo che le operazioni avvengano con la maggiore trasparenza possibile.

Continua a leggere su Fidelity News