Ogni tanto, qualche bella notizia arriva anche dall’Italia. E ha un titolo: si chiama Barikamà, che in bambara, la lingua parlata in Mali, vuol dire ‘resistenza’. Perché in maliano? Perché Barikamà è una piccolissima impresa gestita da cinque africani, che si occupano della produzione di yogurt biologici. Quattro dei cinque imprenditori, erano presenti alle rivolte scoppiate a Rosarno, nel gennaio 2010, quando i braccianti africani protestarono contro il razzismo verso di loro e lo sfruttamento costretto a subire ogni giorno. La Bakiramà, oltre a produrre lo yogurt, si occupa di distribuirlo in bici, dopo aver lavorato il latte con le loro mani.
Arrivati quattro anni fa in Italia, dopo essere sbarcati a Siracusa, Suleman (uno dei quattro braccianti di Rosarno) racconta di come di lì la meta obbligata fosse Rosarno, a raccogliere arance: “Ci pagavano 50 centesimi a cassa, lavorando 12 ore al giorno. La gente, poi, non ci voleva vicino alle loro case, ed eravamo costretti a vivere in baracche di plastica e cartone“. Dopo la rivolta, Suleman racconta delle sue peripezie prima di raggiungere Roma, passando per Foggia e Crotone, con un unico obiettivo: “Mettere qualche soldo da parte da mandare alle nostre famiglie“. Ed è qui che è nata l’idea di una cooperativa sociale, con il prestito di 30 euro da parte di Ilaria, una ragazza italiana, che permette ai ragazzi di produrre i primi 15 litri di latte a settimana.
All’inizio, erano solo in 2, poi sono diventati in 6, oltre a 2 o 3 persone che fanno a turnazione, tutti di origine sub-sahariana. Girano per Roma in lungo e in largo, consegnando i loro prodotti in bici, oltre a dare lavoro a due ragazzi italiani autistici, che si occupano della sponsorizzazione di Barikamà, E intanto, dai 15 litri settimanali si è in breve passati ai 200, con diverse preordinazioni a loro carico. E, speriamo per Suleman e soci, che sia solo l’inizio!