Lucia Amato sa solo che suo fratello Pasquale è stato trovato morto in cella, nel carcere di Cuneo, la mattina del 20 marzo. Solo quando una settimana dopo si è recata di fronte al carcere per una manifestazione, ha ricevuto una lettera anonima da parte di un detenuto, in cui si legge che il fratello si sarebbe impiccato in cella dopo giornate e nottate di pestaggi.
Pasquale era al carcere di Cuneo da appena 20 giorni. Un 42enne fragile, affetto da una malattia psichiatrica, da schizofrenia, pertanto bisognoso, dice la famiglia, di cure continue e di parlare con un psicologo.
I dubbi della famiglia e l’autopsia
Pasquale Amato ha ricevuto le cure farmacologiche di cui necessitava tra le mura carcerarie? Ha subito delle percosse? Gli è successo qualcosa prima? Sono questi i dubbi che attanagliano la famiglia. In particolare, la sorella Lucia, racconta di non riuscire più a dormire, immedesimandosi negli ultimi giorni del fratello e andando fuor di testa se solo pensa a cosa possa essergli successo.
Se la versione dell’impiccagione trova conferma nella dichiarazione del Garante dei detenuti della Regione Piemonte, Bruno Mellano,il quale, la mattina del 20 marzo, ha ricevuto la notizia del suicidio di Pasquale,in una nota-video ha affermato di aver raccolto le notizie, cercando di farsi un’idea, una ricostruzione che abbia il senso di un percorso che ha visto il fallimento del carcere, della presa in carico del soggetto e delle varie istituzioni che non sono riuscite a proteggere Pasquale Amato forse da se stesso.
La famiglia della vittima, non credendo che si possa essere suicidato, tormentata da tanti dubbi, ha chiesto che un consulente di parte di essere presente al momento dell’autopsia, effettuata il 24 marzo. La procura di Cuneo, come atto dovuto per permettere le indagini, ha aperto un‘inchiesta contro ignoti per omicidio colposo. L’avvocato degli Amato, Andrea Lichinchi, ha spiegato che tra 60 giorni, quando usciranno i risultati dell’autopsia, emergeranno ulteriori elementi per far luce sul caso.