Crollo ponte Morandi, indagini chiuse: "In 51 anni mai rinforzati gli stralli della pila 9"

La Procura di Genova ha chiuso le indagini riguardanti il crollo del ponte Morandi. Emersi nuovi inquietanti e sconcertanti retroscena circa i controlli effettuali sul manufatto.

Crollo ponte Morandi, indagini chiuse: "In 51 anni mai rinforzati gli stralli della pila 9"

Dopo tre anni di inchiesta la Procura di Genova ha chiuso le indagini per il crollo del ponte Morandi, avvenuto il 14 agosto del 2018, causando la morte di 43 persone. In queste ore gli uomini della Guardia di Finanza stanno notificando gli avvisi di garanzia ai 68 indagati e alle due società coinvolte, Autostrade per l’Italia e Spea. 

Per ben 51 anni non è mai stato fatto alcun intervento manutentivo di rinforzo sugli stralli della pila 9“, questo è ciò che è stato scritto dai sostituti procuratori della Repubblica Massimo Terrile e Walter Cotugno nell’avviso conclusivo delle indagini preliminari. Atto notificato poi a tutti gli indagati. 

Ai 68 imputati che andranno a processo vengono quindi contestati tra gli altri anche i reati di attentato alla sicurezza dei trasporti, crollo colposo, omicidio colposo plurimo, omicidio stradale. Da quanto si apprende dal portale web “genova24.it” tra il 16 giugno del 1991 ed il giorno del crollo vi fu una una sola osservazione diretta e ravvicinata delle condizioni degli stralli della pila 9.

La relazione scritta in seguito a quel controllo evidenziava già una situazione critica, evidenti i segnali d’allarme presenti negli stralli. I trefoli che era stato possibile controllare risultavano infatti “scarsamente tesati” e “si muovevano con facilità facendo leva con uno scalpello“. Le attività di ispezione erano affidate prima ad Autostrade poi ad Aspi e Spea

Quest’ultima è una società facente capo ad Aspi, quindi condizionabile in base al rapporto di dipendenza societaria, economica e contrattuale “tanto da attenuare e ammorbidire sistematicamente i contenuti delle proprie relazioni in modo da renderle gradite al committente, sottovalutando la rilevanza dei difetti e delle criticità accertate” scrivono i procuratori. 

Secondo gli inquirenti le ispezioni ed i controlli fatti quindi da Spea non erano stati effettuali con modalità conformi alle normativa vigente. Le ispezione degli stralli venivano, infatti, fatte solo in maniera visiva, cioè ad occhio oppure con l’ausilio di binocoli o cannocchiali. Una modalità che non garantiva certo alcuna informazione affidabile circa la stabilità dei manufatti. 

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