In occasione della pubblicazione del libro “Il dopo. Il virus che ci ha costretto a cambiare mappa mentale”, la virologa Ilaria Capua è stata intervistata da BoLive, la web tv dell’Università di Padova, ateneo al quale la professoressa è molto legata e dove ha conseguito un dottorato di ricerca. Dal giugno del 2016 dirige un dipartimento dell’Emerging Pathogens Institute, in Florida.
Nell’intervista la Capua sottolinea la forza distruttiva di una pandemia e ricorda che i cambiamenti avvengono anche solo per la scomparsa di 30mila persone in Italia. Sono morti che cambieranno la vita di tutte queste famiglie.“La pandemia porta con sè un vuoto, un silenzio, che le persone di talento devono sfruttare”. È un momento in cui gli italiani devono sfruttare la loro creatività. “Credo che cambieremo per il meglio, viaggeremo molto meno per lavoro”, dichiara la ricercatrice, che considera il post Covid, un’opportunità in particolare per le donne, in questo periodo di grande incertezza.
I numeri ci dicono che, in Italia, le donne sviluppano meno la forma grave del virus. Considerando come il sovraccarico delle terapie intensive sia stato il punto di rottura del Servizio sanitario nazionale, la Capua ritiene che l’analisi di questi dati (seppur difficili da ottenere e pubblicare), potrebbe essere una misura di sanità pubblica a costo zero.
La Capua è convinta che il vaccino per il Covid 19 sarà disponibile tra la fine del 2020 e i primi mesi del 2021: “Il vaccino arriverà, ci stanno lavorando in tanti”. Chiarisce inoltre che la comunità scientifica non ha molta esperienza in materia di Coronavirus umani, a differenza di vaccini per ceppi animali, quindi è difficile stimare il tempo di produzione per vaccinare la maggior parte della popolazione mondiale. “Il problema sarà che le persone non si vaccineranno”, questo è il timore della ricercatrice.
Ricorda poi i bambini che non hanno potuto eseguire le vaccinazioni, previste dalla profilassi sanitaria, esortando i genitori a vaccinarli appena sarà possibile. “Tra 10 anni rischiamo di avere una popolazione in parte immune e l’altra esposta, abbiamo visto che cosa fanno le epidemie”. Porta ad esempio il morbillo, estremamente più contagioso del Coronavirus, e consiglia comunque almeno il vaccino anti-influenzale per ridurre gli effetti di un eventuale concomitanza di contagi, in quanto “l’influenza non è una malattia banale ed molto più aggressiva del Covid”.