Covid-19, il sindaco di Codogno ad un anno dal primo caso: "Mi ripetevo che non era possibile"

Il giovane primo cittadino della cittadina lombarda ricorda i terribili momenti in cui ha saputo che il primo caso di coronavirus fosse stato riscontrato a Codogno. La chiamata arrivò alla mezzanotte del 21 febbraio.

Covid-19, il sindaco di Codogno ad un anno dal primo caso: "Mi ripetevo che non era possibile"

Francesco Passerini, il giovane sindaco di Codogno, in provincia di Lodi, ricorda ai media nazionali i terribili momenti durante i quali ha saputo dal prefetto che il primo caso di Covid-19 in Italia fosse stato riscontrato proprio nel suo comune. Nelle prossime ore sarà un anno che il coronavirus è entrato a far parte delle nostre vite, e come si ricorderà il primo caso fu riscontrato proprio nella cittadina lodigiana. Da lì in poi le nostre vite sarebbero cambiate per sempre. Nessuno immaginava quello che stava per piombarci addosso. Passerini, a mezzanotte del 21 febbraio 2020, si trovava in un bar a mangiare un panino e a sorseggiare una birra insieme a un consigliere comunale, dopo una lunga giornata di impegni al Comune. L’uomo ricorda quel preciso momento in cui il cellulare gli squillò.

A chiamarlo era il prefetto Marcello Cardona, che lo informava su quanto stava succedendo. “Francesco, ti chiamo per dirti che il primo caso di coronavirus in Italia è a Codogno” – così disse il prefetto a Passerini. Il primo cittadino restò di sasso, ben intuendo che quello non fosse uno scherzo, in quanto a parlare era proprio il capo dell’ufficio territoriale del Governo. “Ti arriveranno delle chiamate, poi ci aggiorniamo” – in questa maniera Cardona congedò Passerini. Il sindaco finì la sua cena e tornò immediatamente a casa, trascorrendo buona parte della notte attaccato al telefono. 

L’arrivo della zona rossa

Il sindaco comincia a fare un giro di telefonate. La Croce Rossa gli comunica che al locale Pronto Soccorso ci sono 100 interventi in coda, con persone che hanno difficoltà anche a respirare. Passerini ricorda che da quel momento, per tre giorni, non ha dormito. I sanitari della Croce Rossa e dello stesso nosocomio locale si erano accorti che qualcosa non andava per il verso giusto. 

Qualche giorno dopo anche il prefetto risultò positivo al Covid. L’inferno era appena cominciato. Il giorno dopo la comunicazione del prefetto, Passerini emanò l’ordinanza con la quale fece chiudere tutte le attività, insturando di fatto il primo lockdown in Italia. Nelle settimane seguenti il primo cittadino ricorda che non c’era posto in chiesa, lì dove venivano portate le bare delle persone decedute a causa del Covid. 

Nell’edificio religioso furono anche spostate le panche per fare posto. A qualche giorno di distanza ci furono le scene delle bare di Bergamo che venivano portate via dai camion dell’Esercito. Nel frattempo il Governo presieduto dall’ex Premier, Giuseppe Conte, decise di chiudere prima la Lombardia e una settimana dopo instaurò il lockdown in tutta Italia. E da allora, niente è più come prima, e lo sarà ancora per diverso tempo. Ad un anno di distanza le forti restrizioni alle libertà personali rimangono, proprio per contrastare non solo il Sars-CoV-2, ma anche le sue varianti. “Ho provato un freddo mai avuto prima” – così dice Passerini ai giornalisti. 

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