Il naufragio della Costa Concordia verrà indubbiamente ricordato come una delle tragedie più grandi della marineria italiana degli ultimi anni. La nave, un regina del mare fino a qualche anno fa, con la sua grande stazza, è stata poggiata sul fondo del mare presso l’Isola del Giglio per quasi 3 anni, fino a quando, tramite un lavoro di ingegneria moderna, è stata trainata fino al porto di Genova.
Qui, la nave è stata ferma per quasi 10 mesi e in questo tempo è stata alleggerita del suo peso, riducendone anche le sue dimensioni, per permetterle di entrare nel bacino di carenaggio dove verrà definitivamente smantellata. Il passaggio dal suo attuale ormeggio al posto di demolizione definitiva è lungo solo 700 metri, ma per percorrere tale distanza ci sono volute parecchie ore e ben 6 rimorchiatori. La Concordia ha proceduto ad una velocità di appena 2 nodi, guidata da tantissimi uomini della Capitaneria, che l’hanno costantemente monitorata.
La Costa Concordia morirà nella stessa città che l’ha vista nascere. Durante il tragitto ha sventolato sul ponte la bandiera di San Giorgio, protettore della Capitaneria, del Consorzio e simbolo della città di Genova. A guidare l’operazione c’era John Gatti, uno dei più giovani piloti della Capitaneria che è salito direttamente sul relitto.
Come omaggio e “rispetto” a quella che è stata davvero la Regina dei Mari, le operazioni di smantellamento verranno coperte da tendoni, proprio per non mostrare la signora nella sua “nudità”.
L’ultimo viaggio della Concordia è quindi davvero terminato: ci lascia una grande nave e con un ricordo di tristissimo, che si spera sia da monito per le altre regine dei mari che verranno, poiché la sicurezza deve e dovrà essere sempre alla base e sopra ogni cosa. Da oggi in poi, il nome Concordia, lo leggeremo solo sui “libri di storia”, visto che si è conclusa l’ultima crociera di questa nave.