I carabinieri del Ros hanno eseguito due arresti per l’omicidio del piccolo Cocò Campolongo, il bambino di tre anni ucciso e bruciato in auto a Cassano allo Jonio, in provincia di Cosenza. Insieme al piccolo Cocò allora trovò la morte allora anche il nonno, Giuseppe Iannicelli, e la compagna, Ibtissam Touss: la vicenda risale al 16 gennaio del 2014,
L’accusa per i tre arrestati è di triplice omicidio. Ad eseguire gli arresti sono stati i carabinieri del Ros e quelli del comando provinciale di Cosenza: i tre arrestati sono stati sottoposti ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere come ha richiesto la procura distrettuale antimafia di Catanzaro.
Il piccolo Cocò era usato come scudo dal nonno, che lo portava con sè per dissuadere i suoi nemici ad agire nei suoi confronti con aggressioni e minacce. E’ quanto hanno riferito i militari dell’Arma che hanno accertato tutto durante le indagini.
I tre, il bambino, il nonno e la compagna, sono stati trovati carbonizzati all’interno di un’autovettura. Dalle indagini eseguite è stato accertato che i tre sono stati prima uccisi con vari colpi di pistola. In quel periodo, esattamante il 26 gennaio 2014, dieci giorni l’omicidio, Papa Francesco invocò una preghiera per Cocò un pensiero in occasione dell’Angelus in piazza San Pietro, durante la quale ha detto: “Chi ha ucciso un bambino così piccolo, con un accanimento senza precedenti nella storia della criminalità, si penta e si converta”.
Il papa aveva anche incontrato, qualche tempo dopo, il padre del bambino, che era in carcere a Castrovillari, un incontro commovente che allora attirò tanta gente per andare a salutarlo. Il papa disse: “Prego continuamente per lui, non disperate”, una frase detta per dare conforto non solo al papà di Cocò ma a tutti i detenuti i 180 detenuti del carcere di Castrovillari. La storia di Cocò ha davvero commosso tutti.