Coronavirus, storie di fede e di coraggio: don Cirillo Longo

Dal letto di morte, don Cirillo ha alzato le mani al cielo e ha inviato il suo ultimo messaggio: “Ci vedremo in Paradiso, pregate il Rosario”. Come in vita, così in morte.

Coronavirus, storie di fede e di coraggio: don Cirillo Longo

Risultato positivo al coronavirus e sofferente, don Cirillo Longo, un sacerdote del “Centro Don Orione” di Bergamo, il 12 marzo è stato ricoverato. I giorni successivi sono stati segnati da un crescendo di sofferenza che non gli ha impedito di incoraggiare coloro che si trovavano accanto a lui, colpiti dallo stesso virus, a cui diceva “di non avere paura, perché tutti siamo nelle mani di Dio“.

Una foto lo ritrae poco prima di morire: ha una mascherina sul volto, dal braccio destro una corona del rosario gli è scivolata sulla spalla, le sue mani sono alzate, è felice. Così sarà ricordato per sempre, perché così era in vita. Al “Centro Don Orione” di Bergamo, don Cirillo Longo a chi incontrava ripeteva: “L’uomo ha due mani, perché mentre una lavora, l’altra serve per far scorrere i granelli della corona del rosario”.

Morto il 19 marzo, giorno successivo al suo compleanno, aveva 95 anni. Era nato a Saletto in provincia di Padova. Sentita la chiamata al sacerdozio, ha deciso di far parte della famiglia religiosa degli Orionini “Madre della Divina Provvidenza”. Dopo il tempo di formazione, è stato accolto, con la consegna della tonaca, dallo stesso fondatore, don Luigi Orione, 78 anni fa e, cinque anni dopo, è diventato sacerdote. 

Preziose sono state le testimonianze di don Cirillo riguardanti i miracoli del fondatore, proclamato santo nel 2004. Egli ha riferito quanto accadeva durante la Seconda Guerra mondiale: quando paura e fame coglievano la comunità “bastava una preghiera, recitata con fede ardente, con l’amore filiale da tutti i seminaristi, per veder arrivare un aiuto inaspettato, l’aiuto che veniva dal Cielo, attraverso i soldati”, si legge in Aleteia.

Il giorno di San Giuseppe, il 19 marzo, per un attimo sembrava essersi ripreso dopo otto giorni di sofferenza fisica vissuti nella fede in Colui che presto l’avrebbe accolto. “Ci vedremo di là, in Paradiso… pregate il Rosario… salutatemi tutti“, aveva detto in una telefonata due giorni prima. Poi l’ultimo messaggio: “Pregate tanto, arrivano i tempi difficili, pregate il Rosario“.

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