Coronavirus: medico benedice un moribondo e gli mette in mano il Rosario

È successo nell'ospedale di Bergamo, nel reparto infettivi dove sacerdoti e parenti non possono entrare. Un medico, Mario, forte delle parole del vescovo Beschi, è stato accanto a un anziano dandogli "l'ultima carezza".

Coronavirus: medico benedice un moribondo e gli mette in mano il Rosario

Stia vicino a nostro padre, gli porti la nostra carezza e quella del Signore“, con queste parole calde nel cuore, Mario, medico in prima linea nella lotta contro il Covid-19 è rimasto accanto a quel padre tanto amato, suo “fratello”. Il camice bianco che indossa lo porta, insieme a tanti altri “medici-eroi“, nelle sale di rianimazione dell’ospedale di Bergamo, dove le persone sono molto gravi e il rischio di contagio, spesso, non è solo una possibilità. 

Mario, si legge in Aleteia online che fa spesso riferimento a Il Giornale, è un cattolico convintoanche se non assiduamente praticante“. Ciò che muove davvero, si sa, è la convinzione di una cosa, questa non ferma nessuno, così Mario, colpito dalle parole di monsignor Francesco Beschi, ha deciso di mettere in pratica quanto il Vescovo aveva suggerito: dare “un’ultima carezza” ai malati benedicendoli, se lo desiderano e se non c’è la possibilità di far avvicinare un sacerdote per l’estrema unzione.

Lunedì, 23 marzo, Mario ha riferito che si è trovato proprio nella situazione di accompagnare un anziano all’incontro con il Signore dandogli “l’ultima carezza“. L’uomo, ricoverato da tre giorni, e sempre più grave, era rimasto solo nel “suo altare“, un letto nella corsia di un ospedale stremato. Di qui la richiesta dei figli a Mario, di farsi “sacerdote“, “figlio” e “fratello” negli ultimi istanti di vita della persona amata. 

Il medico ha raccontato cosa è successo in quegli ultimi istanti di vicinanza tra due credenti, medico e malato: “Ci siamo raccolti in preghiera. Abbiamo recitato in silenzio un Padre Nostro e un’Ave Maria. Gli ho messo un rosario nella mano destra e gli ho tenuto stretta la mano sinistra. Ci siamo guardati. Lui mi ha sorriso”, così almeno è parso al medico, e continua: “Poi gli ho fatto un segno della croce sulla fronte. E sono andato via“.

In una battuta che non ha bisogno di tante altre parole il medico Mario ha affermato: “È stata la notte più brutta, ma anche più bella, della mia vita“. Nessuno può entrare nei reparti infettivi, questo è drammatico, ha spiegato il Medico. Per i malati è uno “strazio umano e psicologico” morire “senza l’estremo conforto dei propri cari“: è questa “un’angoscia che lascia un senso di vuoto incolmabile” assicura il medico cristiano.

Continua a leggere su Fidelity News