Coronavirus: le ipotesi sul tavolo per andare al mare d’estate

In piena pandemia, molti italiani iniziano ad interrogarsi sulla possibilità di andare al mare nelle prossime vacanze estive. Ecco le soluzioni prospettate per consentire il rispetto delle regole di distanziamento sociale anche nelle spiagge.

Coronavirus: le ipotesi sul tavolo per andare al mare d’estate

In piena pandemia da coronavirus, molti italiani iniziano a guardare più in là della primavera e ad interrogarsi sulla possibilità di andare al mare nei mesi estivi. “Andremo al mare, stiamo lavorando per renderlo possibile“, ha rassicurato il sottosegretario del ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo, Lorenza Bonaccorsi, precisando che si stanno predisponendo “gli atti amministrativi necessari per l’apertura degli stabilimenti” e che l’obiettivo è consentire un “turismo locale e di prossimità“. Per la prossima stagione estiva, quindi, dovremo scegliere la destinazione per le vacanze tra le località vicine alla nostra residenza: zone balneari, ma anche suggestivi borghi, vallate e montagne.

Al momento però non c’è la certezza che il sogno di tornare in spiaggia possa realizzarsi. Il primo ministro Giuseppe Conte era stato particolarmente schietto: “Non si potrà tornare subito alla vita di prima“. Dello stesso avviso il presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, che ha sconsigliato ai cittadini europei di prenotare le vacanze: “Consiglio di aspettare prima di fare piani. Nessuno può fare previsioni affidabili per luglio e agosto“, ha detto in un’intervista. Anche la virologa italiana Ilaria Capua ha ricordato che il coronavirus è talmente sconosciuto da avere “zero certezzesul fatto che le alte temperature possano rallentarne la diffusione.

Sappiamo che ci stanno lavorando e speriamo di avere le linee guida per riorganizzare i nostri stabilimenti in pochi giorni: quanti ombrelli dobbiamo mettere in quanti metri quadrati o a quale distanza l’uno dall’altro dovranno essere posizionati i lettini”, afferma Marco Maurelli, direttore di Federbalneari, l’associazione italiana che regola i cosiddetti “stabilimenti termali”.

In questo clima di incertezze, un’azienda modenese ha sviluppato una possibile soluzione per mantenere la distanza di sicurezza in spiaggia: si tratta di cabine di plexiglass che separano i bagnanti di ogni sdraio. “Dopo aver osservato l’uso di queste strutture divisorie negli ospedali e nelle case di cura, abbiamo pensato che potessero essere utilizzate anche nelle spiagge“, spiega Marco Giusti, il responsabile delle vendite della Nuovaneon. Il progetto è ancora in fase di studio, ma consiste in box portatili realizzati in ferro o alluminio e schermi in policarbonato o plexiglass, che proteggerebbero i bagnanti dalla tosse e dallo starnuto dei loro vicini di lettino.

Avrebbero dimensioni di 4,5 metri per lato e un accesso di un metro e mezzo di larghezza, all’interno del quale si troverebbero la sdraio e l’ombrellone, sebbene le dimensioni possano essere adattate. Un’idea che si è diffusa nei media e nelle reti italiane e che ha causato indignazione e proteste nel settore e tra i bagnanti: “Chiunque conosca il turismo balneare sa benissimo che è improponibile chiudere una persona dentro un box di plexiglass sotto il sole d’estate quando ci sono 40 gradi”, ha affermato Mauro Vanni, presidente della Cooperativa Bagnini Rimini Sud.

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