In questo periodo di convivenza forzata e isolamento, dove l’instabilità economica e sociale si fa sempre più presente e pesante, anche perché le risposte del governo alle istanze di chi è costretto a restare in casa sono ancora troppo nebulose, il rischio di essere esposti alla violenza domestica è fortissimo, soprattutto per donne e bambini. Già negli anni passati festività e vacanze erano considerati punti rossi dell’anno, proprio perché il contatto con i soggetti violenti si fa necessariamente più stretto. La quarantena sicuramente non è una vacanza, ma l’effetto è lo stesso, se non peggiore.
A causa di tutte le restrizioni in corso e con l’obbligo di una condivisione forzata con i maltrattanti, non solo si rischia un aumento degli episodi di violenza, ma anche una crescita della loro gravità. Questo fatto è già stato riportato da alcune ONG cinesi specializzate, che l’hanno potuto osservare direttamente sul campo. In questo periodo i bambini sono più frequentemente testimoni della violenza sulle loro madri, direttamente o anche semplicemente sentendo e vedendo le tracce degli assalti. Spesso sono completamente impotenti di fronte a queste situazioni e questo, dal punto di vista psicologico, senza la possibilità di un supporto da parte degli assistenti sociali, degli insegnanti e persino dei loro compagni di scuola, genera meccanismi psicologici molto pericolosi.
Carnefice sempre presente, l’isolamento scoraggia le denunce
Il problema non è soltanto la convivenza forzata che genera gli eventi violenti, ma anche l’impossibilità di sfuggirne e, soprattutto, il fatto che scoraggia la denuncia. L’isolamento a cui siamo costretti, infatti, in molti casi impedisce all’atto pratico a chi si trova vittima o testimone di violenza di agire direttamente per denunciare il fatto, perché il timore di una reazione la parte del maltrattante, dovuta anche alla lentezza della risposta da parte delle strutture pubbliche, è fortissimo.
La situazione diventa grave, perché molto spesso l’unico momento per poter denunciare il soggetto violento è quando questo si trova fuori di casa, ma il fatto che in questi giorni sia costretto spesso per 24 ore al giorno a restare in giro per le stanze della propria dimora, impedisce a moltissime donne e bambini di prendere in mano la cornetta per contattare chi potrebbe salvarli, nel timore di essere scoperti e che la violenza riparta ancora più feroce di prima, con conseguenze magari anche letali.
Cosa fare
I centri antiviolenza e i numeri restano attivi anche nell’emergenza Coronavirus, con i volontari che prendono le opportune precauzioni e quindi sono sempre disponibili. Potete chiamare il Numero Nazionale Antiviolenza Donna 1522, attivo giorno e notte tutto l’anno, senza costi di chiamata, e multilingua: italiano, inglese, francese, spagnolo e arabo. Operatori ed operatrici sono sempre pronti a spiegarvi che cosa fare e dove andare. Si può visitare anche il sito direcontrolaviolenza.it, per trovare il Centro Antiviolenza più vicino alla propria abitazione.
Se si è in pericolo immediato, chiamare le forze dell’ordine o il servizio sanitario. Rivolgersii alle Forze dell’Ordine o al Pronto Intervento (Carabinieri – 112, Polizia di Stato – 113, Emergenza sanitaria – 118). Bisogna ricordare che il decreto impedisce di uscire se non per motivi gravi e di salute. Scappare di casa e contattare le forze dell’ordine è importante perchè ne va della propria incolumità, quindi è lecito farlo e non si avranno conseguenze legali o denunce, mentre se si è inseguiti dall’aggressore, la sua posizione si aggrava ulteriormente e rischia conseguenze penali anche solo perchè è uscito di casa.