Coronavirus, il lockdown non porterà al baby boom nel 2021

Secondo una recente ricerca, i cui risultati sono consultabili sul "Journal of Psychosomatic Obstetrics and Gynecology", il lockdown legato al Coronavirus non sembra aver aumentato il desiderio di genitorialità nelle giovani coppie italiane.

Coronavirus, il lockdown non porterà al baby boom nel 2021

Nelle ultime settimane spesso abbiamo sentito dire che, a causa del recente lockdown, in Italia è molto probabile un incremento delle nascite all’inizio del 2021. Questa è una supposizione che nasce dal fatto che negli ultimi due mesi le giovani coppie, costrette a limitazioni negli spostamenti al di fuori delle mura di casa, hanno avuto più tempo da dedicare alla loro intimità.

Questa è più che altro una speranza, se si considera infatti che la denatalità è un problema mondiale e che la situazione in Italia è piuttosto grave: l’anno scorso abbiamo infatti registrato un record negativo con appena 435 mila nuovi nati, il tasso più basso di tutta l’Unione Europea.

Le prime informazioni, rese note sul “Journal of Psychosomatic Obstetrics and Gynecology” e raccolte da un gruppo di ginecologi (Maria Elisabetta Coccia ed Elisabetta Micelli) e urologi (Marco Carini, Alessandro Natali, Gianmartin Cito, Andrea Cocci, Andrea Minervini e Giorgio Ivan Russo) delle Università di Firenze e Catania, non fanno però ben sperare: il virus non sembra aver fatto crescere la voglia di diventare genitori.

Nell’ambito di questo studio, realizzato tra il 23 e il 29 marzo, sono state intervistate ben 1.4000 coppie stabili di italiani, con un’età compresa tra i 18 e i 46 anni. Dalle interviste online è emerso che oltre 8 italiani su 10 (l’82%) che prima della pandemia non erano alla ricerca di un figlio, non si sono lasciati “tentare” dal periodo di isolamento. Sembrerebbe anzi che più di un terzo di coloro che desideravano allargare la famiglia prima dell’arrivo del Coronavirus, ci abbia ripensato, soprattutto per timore di eventuali difficoltà economiche o di contagio nel corso della gravidanza.

Elisabetta Micelli ha commentato: “L’impatto della quarantena sulla percezione degli individui della loro stabilità e serenità è allarmante. Nel nostro campione la maggioranza dei partecipanti riferiva un benessere mentale significativamente più alto prima della pandemia, mentre i punteggi su questo fronte sono notevolmente diminuiti nel periodo della pandemia”. Agli aspetti finora analizzati c’è da aggiungere anche l’impatto dello stop dei centri di procreazione assistita: la perdita potenziale è di circa 1.500-1.800 bambini non nati, a seguito della mancata esecuzione in Italia di 1.500-8.000 trattamenti mensili.

Continua a leggere su Fidelity News