Condannato a 94 anni per bancarotta: finisce in carcere, polemiche sul caso Sollicciano

Un ex imprenditore di 94 anni si trova recluso a Sollicciano per una condanna definitiva per bancarotta fraudolenta: rifiutate le misure alternative, ora si attende la decisione del tribunale di sorveglianza.

Condannato a 94 anni per bancarotta: finisce in carcere, polemiche sul caso Sollicciano

Un uomo di 94 anni si trova da alcuni giorni nel carcere fiorentino di Sollicciano, nel reparto clinico, a seguito di una condanna definitiva per bancarotta fraudolenta. Il caso riguarda un ex imprenditore, protagonista di un crac aziendale risalente a circa quindici anni fa, quando aveva già 80 anni. La vicenda ha suscitato attenzione per l’età avanzata dell’uomo e le sue precarie condizioni di salute.

La pena inflitta in primo grado era di quattro anni e otto mesi. L’imputato aveva presentato appello nel 2021, ma la corte d’appello ha confermato la condanna l’anno scorso. Non essendo stato presentato alcun ricorso in Cassazione, la pena è divenuta definitiva. L’anziano è attualmente ricoverato nel reparto clinico del carcere, dove viene assistito da medici e operatori, in quanto cammina con difficoltà, appoggiandosi a un bastone e con l’aiuto di un altro detenuto.

L’avvocato Luca Bellezza, che segue la difesa, sottolinea che i fatti oggetto della condanna risalgono a molti anni fa e che l’età avanzata e le condizioni fisiche del suo assistito rendono urgente l’applicazione di una misura alternativa al carcere. Nonostante ciò, il giudice del tribunale di Firenze ha deciso di non concedere tale misura, negando anche la detenzione domiciliare, prevista dalla legge per persone oltre i settanta anni.

Nell’ala del carcere dove è stato collocato il 94enne si sono recentemente verificati episodi di tensione, come un incendio appiccato da due detenuti, che ha causato l’intossicazione di un agente di polizia penitenziaria. Questo contesto rende ancor più delicata la situazione dell’uomo, la cui presenza in carcere è stata oggetto di critiche da parte di alcune figure istituzionali.

Il garante dei detenuti della Toscana, Giuseppe Fanfani, ha commentato la vicenda definendola “incredibile” e ha espresso dubbi sulla pericolosità di un uomo così anziano, evidenziando le difficoltà legate alla sua detenzione in ambiente carcerario. Nel frattempo, l’amministrazione penitenziaria ha avviato le procedure per trasferire l’ultranovantenne in una struttura sanitaria più adatta, in grado di garantire cure adeguate e vigilanza continua.

La decisione finale spetta ora al tribunale di sorveglianza, chiamato a valutare se confermare o modificare la misura detentiva, tenendo conto delle condizioni di salute e dell’età dell’ex imprenditore. La vicenda solleva importanti interrogativi sul modo in cui il sistema penitenziario italiano gestisce casi di anziani con problemi di salute, evidenziando la necessità di bilanciare la giustizia con il rispetto della dignità umana. Questa situazione, senza dubbio complessa, invita a riflettere su come la legge possa applicarsi con umanità e pragmatismo, soprattutto quando si tratta di persone che si trovano in una fase avanzata della vita e che necessitano di assistenza particolare.

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