Condannato a 5 anni il tabaccaio che rubò il gratta e vinci vincente ad un’anziana

Vincenzo Scutellaro, il tabaccaio che rubò ad una anziana cliente un gratta e vinci da 500mila euro, è stato arrestato. L'uomo, che non ha mai dimostrato alcun pentimento, era accusato anche di estorsione.

Condannato a 5 anni il tabaccaio che rubò il gratta e vinci vincente ad un’anziana

Cinque anni di carcere e 3200 euro di multa. Questa la condanna inflitta a Vincenzo Scutellaro, il tabaccaio che lo scorso anno fu protagonista per diversi giorni della cronaca nazionale ed internazionale, dopo aver rubato ad una anziana cliente un gratta e vinci da 500mila euro ed aver tentato per diversi giorni la fuga.

Il fatto è avvenuto nella tabaccheria della ex moglie lo scorso 2 settembre nel quartiere Stella di Napoli. La 69enne è stata baciata dalla fortuna, acquistando un gratta e vinci che le avrebbe fatto guadagnare ben 500mila euro. Quando però ha consegnato il biglietto al tabaccaio per controllare che la giocata fosse corretta, il 58enne si è impossessato del prezioso tagliando e si è messo in fuga.

Non solo si è reso irreperibile per diversi giorni, tentando di lasciare il paese, ma dopo che la cliente aveva sporto denuncia ha anche telefonato al nipote della stessa dicendogli: “Ho saputo che avete denunciato, ritirate la querela. Non ti preoccupare, troviamo una soluzione, dammi dei soldi, perché qui i soldi ci sono e sono tanti“.

La condanna è arrivata anche a causa del comportamento di Scutellaro dopo il furto, caratterizzato da consapevolezza, spregiudicatezza e da mancanza di una qualunque forma di pentimento. Il sostituto procuratore Enrica Parascandolo ha definito la vicenda “tragicomica“, accusando l’imputato di aver cercato di mettere in atto “un diabolico disegno criminoso volto ad assicurarsi il profitto del delitto“.

Dopo aver rubato il gratta e vinci, raggiunse Latina e depositò il tagliando in una cassetta di sicurezza. Poi si diresse a Fiumicino per imbarcarsi su un volo per le Canarie. Scutellaro ha tentato di difendersi, dicendo di avere agito secondo quello che gli dicevano le voci nella testa, ma dopo la prima analisi che lo ha dichiarato “incapace di intendere e di volere“,  una perizia successiva lo ha giudicato invece pienamente consapevole delle proprie azioni.

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