I ragazzi iraniani che erano stati arrestati per aver creato un video dove ballavano sulle note della canzone di Pharrel Willams “Happy” sono stati condannati a sei mesi di prigione e 91 frustate, pene fortunatamente sospese per la condizionale, secondo quanto riportato dalla Campagna Internazionale per i Diritti Umani in Iran, che cita fonti vicine agli accusati.
Un’altra persona coinvolta nella creazione del video, Reihane Taravati, ha invece ricevuto una condanna, sempre sospesa per condizionale, a 12 mesi di prigione, oltre alle 91 frustate, dice il direttore della associazione sui diritti umani Hadi Ghaemi. Le autorità l’hanno accusata di possesso di alcool e di aver pubblicato il video online, provocando così una pena più dura nei suoi confronti.
Il processo si sarebbe tenuto ad inizio settimana. Le condanne sono attualmente sospese per tre anni, sempre che le sette persone, oltre a Taravati, il regista del video Sassan Soleimani, Neda Motameni, Afshin Sohrabi, Bardia Moradi, Roham Shamekhi, e una persona conosciuta come Sepideh, non siano coinvolte in altri “crimini”.
Le sette persone sono stati accusate di aver “partecipato alla produzione di un video clip volgare” e di aver condotto “relazioni illecite“. Il loro video, intitolato “Happy in Tehran”, li riprendeva mentre, come altre centinaia di persone hanno fatto nel mondo, ballavano sulle note della canzone virale “Happy” per le strade e sui tetti della città iraniana. Dopo che il video ha attirato l’attenzione del mondo occidentale e dei media, le persone coinvolte sono state arrestate lo scorso 6 maggio, per aver creato un video che “offende la morale pubblica ed averlo pubblicato nel cyberspazio“. Soleimani, regista del video, fu arrestato il giorno successivo.
Dopo l’arresto, le autorità iraniane obbligarono i giovani a pentirsi pubblicamente sulla tv di stato. Le condanne al comportamento del governo iraniano nella vicenda sono arrivate da tutto il mondo, con il cantante del pezzo, Pharrell, che ha commentato su Facebook: “E’ oltremodo triste che questi ragazzi siano stati arrestati solo perché provavano a diffondere un po’ di felicità”.
Amnesty International aveva chiesto, prima del processo, il ritiro delle accuse: “L’Iran sta già calpestando tutte le libertà di espressione, bandendo l’uso di antenne satellitari, filtrando i contenuti internet ed imprigionando giornalisti, artisti e registi. Le autorità dovrebbero smettere di perseguire queste persone e far cadere questo assurdo caso contro di loro“.