Condannata alla lapidazione: liberata dopo otto anni di carcere

Liberata dopo otto anni di carcere la donna iraniana che nel 2006 era stata condannata alla lapidazione per aver commesso adulterio, e aver ucciso il marito insieme all'amante. Solidarietà e mobilitazione in tutto per la tutela dei diritti umani

Condannata alla lapidazione: liberata dopo otto anni di carcere

La vicenda di Sakineh Ashtiani si è conclusa. La donna è stata liberata dopo una prigionia durata otto anni. La donna, oggi 47enne, era stata condannata alla lapidazione per aduletrio nel 2006, e per l’omicidio del marito in cui era stato complice anche l’amante. Il fatto allora mobilitò le grandi associazioni internazionali a favore dei diritti dell’uomo, e numerosi furono gli appelli dei governi per evitare la terribile condanna. Anche Franco Frattini, allora Ministro degli Esteri, si interessò alla vicenda, e diede il suo contributo a favore della liberazione della donna.

La vicenda di Sakineh avvenne durante la presidenza di  Mahmud Ahmadinejad, a Tabriz, paese dell’Iran, e la sentenza di lapidazione emanata nel 2006 fu sospesa fino al 2010. In seguito sono stati diversi i processi in cui la donna ha rischiato anche la condanna per impiccagione, notizia che addirittura alcune fonti davano già come eseguita. Tra falsi annunci e smentite, è stato pubblicato anche un video nella tv di stato iraniana in cui appariva Sakineh che, durante un’intervista, confessava l’omicidio, l’aduletrio e la partecipazione dell’amante all’assassinio. Un video agghiacciante, che il figlio Sajad Qaderzadeh si affrettò a smentire, dichiarando che la madre era stata torturata e indotta all’amara confessione.

Da allora sono state tante le mobilitazioni internazionali a favore della donna, che hanno indotto finalmente il governo iraniano a non procedere più verso la condanna dell’impiccagione o della lapidazione, provvedendo a tramutare nel 2012 la pena in 10 anni di carcere. La notizia della sua liberazione arriva dopo anni di fatiche e scoraggiamenti, di ripensamenti e paure per Sakineh e la sua sorte, ma è finalmente una certezza: infatti, l’annuncio è stato dato dall’avvocato Bruno Malattia, che si era occupato del patrocinio delcaso al Parlamento Europeo, e confermato da Mahamad Javad Larijiani, responsabile dei diritti umani in Iran. Inoltre, la notizia è stata diffusa anche nei media del governo iraniano e nelle testate principali della regione. Una vicenda a lieto fine per Sakineh, che ha trascorso una parte della sua vita tra torture e prigione, privata del diritto di difendersi a causa di una legge che calpesta la dignità e la ragione umana. Un grazie è dovuto a tutti coloro che hanno cooperato affinché le siano stati riconosciuti libertà e dignità.

 

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