La scomparsa di Papa Francesco, avvenuta il lunedì di Pasquetta, ha aperto un capitolo decisivo per la Chiesa cattolica: la scelta del nuovo Pontefice. Con i funerali fissati per il 26 aprile e il Conclave atteso dal 10 maggio, le speculazioni sul successore di Bergoglio infiammano il Vaticano. Piero Schiavazzi, esperto di Geopolitica Vaticana all’Università Link, rivela a MF-Milano Finanza che un “pre-conclave” è già in atto, guidato dalla visione globale che Francesco ha impresso alla Chiesa.
Bergoglio ha ridisegnato il volto del collegio cardinalizio, orientandolo verso l’Asia, come previsto dalla visione di Giovanni Paolo II che indicava il terzo millennio come il secolo del continente orientale. Con dieci serie di nomine, ha plasmato un gruppo di 135 cardinali elettori, di cui 24 provenienti dall’Asia, una regione cruciale per crescita demografica ed economica, ma dove il cattolicesimo rappresenta appena il 3% della popolazione. Questo spostamento geopolitico rende concreta la possibilità di un Papa asiatico o africano, una novità assoluta per la storia della Chiesa.
Tra i nomi che circolano con insistenza, Pietro Parolin, settantenne Segretario di Stato, si distingue come il candidato della stabilità. Diplomatico navigato, ha gestito dossier complessi come l’intesa con la Cina, ma il suo nome è stato sfiorato da uno scandalo immobiliare londinese, un’ombra che potrebbe pesare. I bookmaker britannici lo vedono in pole, con una quota di 2,50. Luis Antonio Tagle, filippino di 67 anni e responsabile del Dicastero per l’Evangelizzazione, incarna invece il dinamismo dell’Asia cattolica. Gesuita dal carisma bergogliano, il suo profilo progressista e la giovane età potrebbero però frenare i cardinali, che lo quotano a 3,00.
Matteo Maria Zuppi, sessantanovenne arcivescovo di Bologna e leader della CEI, è considerato l’erede italiano di Francesco. Formatosi nella Comunità di Sant’Egidio, con un passato da mediatore in crisi come quella mozambicana e ucraina, rappresenta una Chiesa vicina agli ultimi, con una quota di 7,00.L’Africa, forte di 18 cardinali elettori contro gli 11 del 2013, si candida a protagonista.
Fridolin Ambongo Besungu, sessantacinquenne arcivescovo di Kinshasa, porta una visione conservatrice, critica verso aperture come le benedizioni alle coppie omosessuali, e potrebbe emergere come sorpresa. Peter Turkson, settantasettene ghanese con esperienza vaticana, è quotato a 10,00, mentre Robert Sarah, settantanovenne della Guinea, paga un approccio tradizionalista e frizioni con Francesco.
Pierbattista Pizzaballa, sessantenne patriarca di Gerusalemme, francescano con un ruolo chiave nel dialogo interreligioso, potrebbe unire Oriente e Occidente, anche se la sua età lo rende meno probabile. In Europa, Péter Erdő, settantaduenne arcivescovo di Budapest, si distingue per il rispetto guadagnato tra i cardinali del continente, il gruppo più numeroso. Reinhard Marx, settantunenne di Monaco, vicino alle riforme di Francesco, sconta resistenze per il suo appoggio al sinodo tedesco.
Jean-Marc Aveline, sessantasettenne di Marsiglia, e Lazzaro You Heung-sik, settantaquattrenne coreano, completano il panorama. Per l’Italia, Parolin e Zuppi restano in corsa, ma Schiavazzi avverte: un Papa italiano emergerebbe solo come figura di compromesso per scongiurare divisioni tra le anime globali della Chiesa, un pericolo reale in un cattolicesimo sempre più frammentato. I Conclavi, però, sono imprevedibili. Wojtyla nel 1978 e Bergoglio nel 2013 hanno smentito ogni pronostico, ricordando che il detto “chi entra Papa, esce cardinale” è più di un motto. In questa elezione, che segnerà il destino della Chiesa, l’outsider potrebbe ancora ribaltare le aspettative.