Con l’emergenza tornano a farsi vivi gli sciacalli: case occupate abusivamente a Milano

Ogni tragedia si porta dietro i suoi sciacalli. Stavolta sono gli occupanti abusivi che hanno ricominciato a entrare nelle case popolari a Milano approfittando dei pochi controlli e della paura della gente. Si rischiano tensioni e problemi molto seri.

Con l’emergenza tornano a farsi vivi gli sciacalli: case occupate abusivamente a Milano

Milano come tantissime altre città in Italia ha sempre visto un fenomeno deplorevole che è quello dell’occupazione abusiva delle case, soprattutto di quelle popolari.

In parte naturalmente il fenomeno è legato alla disperazione di chi, da anni graduatoria, non si vede assegnato un alloggio e spesso si vede passare avanti soggetti dubbi: dall’altra parte però ci sono personaggi che si approfittano della situazione e occupano abusivamente le case senza neppure essere in lista.

Il metodo

Il meccanismo è sempre lo stesso, e vale per tutti quanti: si sfonda la porta dell’appartamento e si mettono dentro occupanti che abbiano caratteristiche che li rendono intoccabili, di solito una donna incinta e con bambini a seguito o un malato grave, ma capita spesso queste formalità non vengano neanche espletate, e l’appartamento viene semplicemente occupato di peso.

La città di Milano era riuscita a debellare il fenomeno, perché cittadini, istituzioni e forze dell’ordine avevano iniziato una campagna per bloccare alla base questi tentativi ma, con il blocco dovuto al coronavirus, è diventato praticamente impossibile riuscire a mantenere attiva la sorveglianza.

La notizia è apparsa sul Corriere della Sera: il quartiere Calvairate-Molise, dove si trovano le case popolari dell’Aler, che per anni ha dovuto respingere gli assalti dei “ladri di case”, creando un comitato e un sistema di controllo del vicinato via allarmi per impedire che le porte fossero sfondate, adesso è stato preso di nuovo di mira. Sono già state contate quasi 50 occupazioni nei quartieri popolari e il fenomeno sembra in crescita.

Strategia combinata

Dalle indagini sembrerebbe che il grosso delle operazioni siano fatte da squadre combinate di nordafricani e Rom. I primi forniscono la manodopera per sfondare le porte e fare il lavoro sporco, mentre i secondi mettono il personale sia per quanto riguarda le sentinelle che per gli occupanti. 

Al momento sembrano in calo le occupazioni degli italiani disperati, spesso troppo impauriti dalle conseguenze del decreto per tentare manovre molto lontane da dove si trovano in questo momento.

La situazione rischia di diventare instabile, non tanto perché una donna con prole è in cerca di un posto tranquillo dove far crescere i suoi bambini, ma in quanto le occupazioni sono poi spesso legate a un giro di spaccio e a una sorta di copertura alla cieca da parte di chi non comprende la differenza fra criminalità organizzata che usa scudi umani e disperati in cerca di un rifugio.

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