Clinica degli orrori: chiesto l’ergastolo per l’ex primario

Accertati i casi raccapriccianti che accadevano nella "clinica degli orrori", di Santa Rita: l'accusa per Pier Paolo Brega Massone è di omicidio volontario, chiesto l'ergastolo per la morte di quattro pazienti

Clinica degli orrori: chiesto l’ergastolo per l’ex primario

Dopo lunghe indagini e accertamenti, la procura di Milano, sotto la tutela dei pm Grazia Pradella e Tiziana Siciliano, ha chiesto la condanna all’ergastolo per Pier Paolo Brega Massone, accusato di aver causato la morte di quattro pazienti alla “clinica degli orrori” di Santa Rita. Come le scene dell’orrore, i fatti della clinica di Santa Rita emergono incutendo paura e sdegno: infatti, il chirurgo amputava i malati terminali con una tale malvagità che sembra addirittura sconcertante. L’analisi dei fatti è stata posta sotto indagine degli inquirenti, che hanno percorso tutte le tappe che vanno dalle cartelle dei pazienti alle cause del loro decesso.

I pm hanno dimostrato che il Brega Massone amputava i malati terminali brutalmente, senza un briciolo di umanità, e poi si occupava di sezionare le varie parti del corpo semplicemente per ottenere i rimborsi sanitari. L’indagine è stata condotta esaminando in particolare proprio questi quattro pazienti deceduti, di circa 80 anni, e hanno scoperto che l’equipe dei medici, capitanata da Brega Massone, effettuava le amputazioni su questi pazienti terminali che non reggevano agli interventi perché troppo deboli. Complice primario in questa vicenda è anche il chirurgo Fabio Presicci e anche per lui la richiesta è di condanna è l’ergastolo.

Inoltre, l’accusa fa notare che da parte dei due chirurghi non c’è mai stata una parola di pietà o di rammarico per i pazienti morti e il Brega Massone interviene solamente per dire che è stato vittima di un complotto architettato da colleghi invidiosi della sua carriera di medico. Altre condanne più lievi sono state chieste per alcuni medici che hanno fatto parte di questo scempio, come per Pansera, per cui il pm ha chiesto 18 anni di reclusione; condanne a qualche anno di carcere anche per il responsabile del reparto riabilitazione Renato Scarponi, per gli anestesisti Giuseppe Sergio Di Terlizzi e Gianandrea Bona, e per l’infermiera Enza La Corte.

La vicenda ha coinvolto oltre 150 pazienti che hanno subito varie amputazioni, allo scopo di incassare rimborsi dalla sanità e arricchirsi alle spalle dei deboli, e lascia l’amaro in bocca per tutte e sofferenze che quei pazienti hanno dovuto affrontare. Sicuramente un maggiore controllo da parte dell’ente che effettua i rimborsi avrebbe reciso in primis questi atroci interventi.

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