SULMONA. Non si arresta il fenomeno dello “spaccio” di telefoni cellulari all’interno del carcere di massima sicurezza di Sulmona. Nonostante i ripetuti sequestri e l’intensificazione dei controlli, continuano a emergere casi di dispositivi tecnologici introdotti illegalmente tra le mura dell’istituto penitenziario. Durante le recenti perquisizioni straordinarie, effettuate con cadenza sempre più frequente, gli agenti della polizia penitenziaria hanno rinvenuto altri due telefoni cellulari, alimentando ulteriormente l’allarme sicurezza.
Uno dei dispositivi è stato scoperto nella cella di un detenuto ergastolano, abilmente occultato all’interno di un tavolino. Il secondo, invece, è stato ritrovato nella saletta ricreativa, uno spazio comune accessibile a diversi reclusi. Entrambi i ritrovamenti hanno subito fatto scattare le indagini per accertare non solo la proprietà dei telefoni, ma anche chi li abbia utilizzati e, soprattutto, in che modo siano stati introdotti all’interno del carcere, violando le rigide misure di sicurezza previste per un istituto di massima sorveglianza.
Del caso è stata informata la Procura della Repubblica di Sulmona, che ora coordina le attività investigative. Le autorità giudiziarie vogliono vederci chiaro e individuare eventuali complicità, sia interne che esterne, che potrebbero aver facilitato l’ingresso dei dispositivi. Nel frattempo, si attende con crescente urgenza la realizzazione della schermatura della struttura, prevista entro la fine del 2025.
Il progetto, fortemente voluto dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, prevede l’installazione di sistemi tecnologici in grado di bloccare le comunicazioni non autorizzate all’interno del penitenziario, ponendo fine al fenomeno delle telefonate clandestine. Solo lo scorso anno, nel carcere peligno, sono stati intercettati ben 110 telefoni cellulari, di cui 40 in un’unica operazione condotta il 18 dicembre, nell’ambito di una maxi retata che ha portato alla luce un sistema ramificato e ben organizzato.
In attesa delle contromisure definitive, le forze dell’ordine continuano a intensificare i controlli, ma la sensazione è che senza un intervento strutturale la battaglia contro la tecnologia illegale dietro le sbarre sia tutt’altro che finita.