Charlie Hebdo: #notinmyname, la reazione dei musulmani moderati

Dopo la strage di Charlie Hebdo i musulmani moderati si sono fatti sentire, precisando di non avere nulla a che vedere con i gruppi integralisti che invocano alla morte in nome della religione. Papa Francesco ha inoltre ricevuto degli imam francesi in Vaticano

Charlie Hebdo: #notinmyname, la reazione dei musulmani moderati

Dopo la recente strage avventa a Parigi che vede come vittime dodici giornalisti del settimanale satirico Charlie Hebdo, ci si pone delle domande: I musulmani rappresentano un pericolo per l’Europa? Al Qaida e l’Isis sono pronti ad attaccare l’Occidente? E ancora: I musulmani nel mondo supportano ciò che è successo a Parigi? Tutti quesiti legittimi, ma è bene fare alcune precisazioni.

In realtà i musulmani moderati ci sono e si stanno facendo sentire sui social network con l’hashtah #notinmyname (non nel mio nome). Questo slogan era già stato usato per un video messo in circolazione un paio di mesi fa come condanna all’Isis; gruppo estremista dal quale la maggior parte dei musulmani non si sente rappresentato. Sono comparse su Facebook anche le prime vignette satiriche disegnate da autori di fede islamica, proprio per dimostrare solidarietà con i fumettisti di Charlie Hebdo.

E’ inoltre bene ricordare che tra i dodici morti della strage di Parigi ci sono anche Mustapha Ourrad, correttore di bozze, e Ahmed Meradet, poliziotto, entrambi di fede musulmana.

Nel frattempo Papa Francesco ha ricevuto in Vaticano quattro imam francesi con lo scopo di facilitare una mediazione di pace fra le religioni. “La maggioranza silenziosa dei musulmani esca nelle strade – ha dichiarato l’imam Tareq Oubrou – i musulmani sono traumatizzati e presi in ostaggio da parte di balordi che non sono il prodotto della loro comunità. Non c’è nessun elemento religioso in quello che è in prima istanza il risultato dell’ignoranza, dell’essere illetterati, del fascino per l’eroismo e per i videogiochi, della confusione tra il reale ed il virtuale. Dopo tale incontro teso ad incoraggiare una cultura di pace e di speranza, i religiosi si sono rivolti ai responsabili dei media chiedendo loro di offrire “un’informazione rispettosa delle religioni, dei loro seguaci e delle loro pratiche, promuovendo così una cultura dell’incontro“.

In Italia, ricordiamo, l’allerta rimane alta proprio per via del rischio di emulazione da parte di persone esaltate da ciò che è da poco accaduto, ma che di certo non rappresentano l’intera comunità musulmana. Il ministro dell’interno Angelino Alfano rassicura ma allo stesso tempo precisa: “Bisogna trovare un punto di equilibrio tra le libertà di tutti, è in gioco la sicurezza, e la sicurezza è un pezzo della libertà”.

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