Quella denunciata dai richiedenti asilo di un Centro di Accoglienza Straordinaria di Bologna è una situazione che fa davvero riflettere. Nelle scorse gli ospiti del centro hanno inscenato una protesta, al fine di portare l’attenzione sul loro problema, che ormai sono costretti a vivere da diversi anni. Alcuni richiedenti asilo vivono anche da sette, otto mesi all’interno di questa struttura. La testata giornalistica Fanpage è entrata all’interno, mostrando una situazione paradossale, questo se si conta che siamo in un periodo di emergenza sanitaria legata alla pandemia Covid-19.
Tutti i migranti ospitati nel centro lavorano: molti di loro sono impiegati nei magazzini dell’interporto. Ci sono però problemi con i documenti, in quanto molti degli ospiti riscontrano difficoltà nell’ottenere il permesso di soggiorno e lavorano grazie a documenti provvisori. Nel centro sono ospitate oltre 200 persone, che, come si vede dalle immagini riprese da Fanpage, dormono e mangiano insieme in stanze dove sono alloggiate anche 12-14 persone. Una situazione quest’ultima confermata anche da Clemente Parisi, del Coordinamento Migranti Bologna.
Parisi: “Problema sovraffollamento è evidente”
Sulla vicenda Clemente Parisi è stato chiaro. L’uomo ha dichiarato che all’interno della struttura non è possibile rispettare nessuna regola di distanziamento sociale. Nel centro ci sarebbero migranti che stanno aspettando il permesso di soggiorno anche tra tre o quattro anni. Si tratta perlopiù di persone che sono fuggite dai loro paesi d’origine per venire a cercare un futuro migliore in Europa, e specialmente in Italia.
“Neanche gli animali possono vivere qua” – così dice uno degli ospiti ai giornalisti di Fanpage. Costui mostra in quali condizioni è costretto a farsi la doccia, con i separè che sono pieni di muffa e sporchi. Nei bagni poi qualcosa sembra non funzionare, in quanto per terra è pieno di acqua e i sanitari dove fare i bisogni personali sono anch’essi pieni di sporcizia.
Già nei giorni scorsi gli ospiti del Cas avevano scritto una lettera alle istituzioni e alla stessa cooperativa che gestisce il centro per fare capire in che stato sono costretti a vivere. Molti migranti hanno paura di contrarre il Covid-19 e chiedono un intervento rapido. Dopo la protesta c’è stato comunque un confronto con alcuni responsabili della cooperativa. “Di nuovo non è arrivata nessuna risposta, soltanto qualche promessa, soltanto qualche scusa dicendo che non sono responsabili, che eseguono gli ordini che vengono dall’alto. È vero che non dipende certamente dagli operatori la situazione, cioè dipende dalle leggi, dalle istituzioni, dalla prefettura, dipendete dai permessi di soggiorno che arrivano in ritardo” – così conclude la sua intervista Parisi ai giornalisti. La speranza adesso è che queste persone possano magari trovare una casa accogliente dove poter vivere tranquillamente e senza pericoli per la loro salute.