Celico: una panchina rossa per Roberta Lanzino

È stata dedicata a Roberta Lanzino, la studentessa diciannovenne violentata e uccisa 33 anni fa, la panchina rossa installata nel borgo di Celico, per ribadire un deciso NO alla violenza di genere.

Celico: una panchina rossa per Roberta Lanzino

È stata dedicata a Roberta Lanzino, la giovane violentata e uccisa 33 anni fa e ancora senza un colpevole, la panchina rossa installata nel borgo di Celico (provincia di Cosenza) per ribadire un deciso NO alla violenza di genere.

L’installazione della panchina rossa è avvenuta alla presenza del commissario prefettizio Gianfranco Rovito e dei genitori della vittima Franco e Matilde, che si occupano della Fondazione che porta il nome della figlia.

Era il 26 luglio 1988 quando la studentessa diciannovenne si avviava verso la casa al mare di contrada Miccisi, tra San Lucido e Torremezzo, con il suo motorino Sì Piaggio blu, imboccando la “strada vecchia” denominata “Falconara”, causando la perdita del suo orientamento, e la preoccupazione dei suoi familiari non vedendola arrivare nel luogo stabilito.

Solo dopo la mezzanotte, sulle montagne di Falconara Albanese, viene ritrovato il motorino che non appare incidentato e non risulta in panne, e a settanta metri di distanza viene scoperto il corpo seminudo di Roberta Lanzino senza vita fra gli sterpi, con gli effetti personali sparpagliati sul terreno.

I jeans che la ragazza indossava erano stati tagliati e strappati via brutalmente, mentre in bocca venivano rinvenute due spalline da donna per costringerla al silenzio, provocando il suo soffocamento. Aggredita e picchiata selvaggiamente, gli spietati assalitori, le premevano un coltello contro il corpo, mentre la violentavano senza pietà, ferendola con tagli alla nuca e alla gola, sino alla recisione della carotide, provocandole un’imponente emorragia.

Inizialmente le indagini si concentrarono, infruttuosamente, sulla misteriosa Fiat 131 gialla, vista da alcuni testimoni seguire il motorino della ragazza, di proprietà di un muratore di San Lucido con qualche precedente penale. Successivamente irruppero sulla scena tre agricoltori, giudicati non colpevoli nei tre gradi di giudizio, Giuseppe Frangella e i fratelli Rosario e Luigi Frangella, il quale dichiarava di aver dato solo delle informazioni stradali a Roberta. Per arrivare poi alla versione dei pentiti Franco Pino e Umile Arturi, i quali identificarono come assassini occasionali della ragazza l’allevatore Luigi Carbone e l’imprenditore di Cerisano, Franco Sansone, principale indiziato dello stupro e dell’omicidio della fanciulla, di cui è stata confermata l’assoluzione il 27 dicembre del 2017 dalla Corte d’Assise d’appello di Catanzaro. Mentre è stata totalmente ignorata l’esistenza di una lettera anonima indirizzata alla Procura secondo cui Roberta sarebbe stata uccisa da alcuni giovani di “buona famiglia” di Cosenza.

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