In un’epoca in cui autodiagnosi e diete “fai-da-te” spopolano, alimentate da informazioni frammentarie reperite sul web o da consigli di amici, il professor Gian Luigi de’Angelis, rinomato gastroenterologo e già Ordinario di Gastroenterologia all’Università di Parma, lancia un monito: la proliferazione di “presunti celiaci” e intolleranti a lattosio o altri alimenti è un fenomeno preoccupante che rischia di generare squilibri alimentari e problemi di salute. In un’intervista esclusiva al Corriere Salentino, il luminare, attivo anche nel centro Calabrese di Cavallino e consulente presso il Poliambulatorio Dalla Rosa Prati e Humanitas Gavazzeni di Bergamo, chiarisce i rischi delle autodiagnosi e l’importanza di un approccio scientifico per diagnosticare celiachia e intolleranze.
“Oggi molti si autoproclamano celiaci o intolleranti, giustificando gonfiore addominale o aumento di peso con presunte intolleranze, adottando diete restrittive senza fondamento medico”, spiega de’Angelis. “Questo comporta rischi significativi: diete carenziali che alterano il microbiota intestinale e possono mascherare problemi reali”.
Un falso mito da sfatare è che le intolleranze causino aumento di peso: “Le vere intolleranze portano a malassorbimento, quindi a dimagrimento, non a ingrassare. È fondamentale distinguere tra allergie, che coinvolgono il sistema immunitario con reazioni immediate, e intolleranze, che si manifestano con sintomi più graduali”.
Per diagnosticare la celiachia, la più comune intolleranza nella popolazione indoeuropea, sono necessari esami specifici: test sierologici per rilevare anticorpi anti-transglutaminasi (anti-tTG) IgA e, in caso di positività, una gastroscopia con biopsia duodenale per confermare l’atrofia dei villi intestinali.
“La biopsia è indispensabile nella maggior parte dei casi, tranne in bambini sotto i tre anni con anticorpi molto elevati”, sottolinea de’Angelis. “Evitare il glutine senza una diagnosi certa significa esporsi a restrizioni inutili e potenzialmente dannose, considerando che la celiachia richiede una dieta rigorosa per tutta la vita”. Inoltre, il professore mette in guardia contro test non scientifici, come quelli basati su IgG, che non hanno validità diagnostica.
Sul fronte del reflusso gastroesofageo, spesso associato a sintomi simili a quelli delle intolleranze, de’Angelis evidenzia l’abuso di inibitori di pompa protonica: “Questi farmaci sono utili per gastriti o ulcere, ma non devono essere assunti senza diagnosi precisa. Non causano il cancro, ma un uso prolungato può ridurre l’assorbimento di calcio e ferro”. Per il reflusso, la medicina personalizzata è cruciale: “Ogni paziente è unico, e la gastroscopia rimane il gold standard per una diagnosi accurata”. Sulle soluzioni tampone come la citrosodina, avverte: “Possono alleviare l’iperacidità occasionale, ma non sono una cura definitiva e possono causare un rebound acido”.Il messaggio è chiaro: no alle autodiagnosi, sì a un percorso medico rigoroso. La celiachia e le intolleranze non sono mode, ma condizioni che richiedono competenza e precisione per essere gestite, evitando di trasformare falsi miti in realtà dannose.