Catania, professore palpa il seno, assolto perché "ha poggiato i palmi senza fare pressione"

Un professore 68enne dell’Università di Catania è stato assolto dall’accusa di reato nei confronti di sette studentesse, per fatti avvenuti tra il 2010 e il 2014.

Catania, professore palpa il seno, assolto perché "ha poggiato i palmi senza fare pressione"

Sta facendo molto discutere, sia nel mondo accademico che nell’opinione pubblica, la sentenza con cui un professore 68enne di Medicina dell’Università di Catania è stato assolto dall’accusa di reato sessuale nei confronti di sette studentesse. Secondo la procura e le testimonianze delle ragazze, i fatti sarebbero avvenuti tra il 2010 e il 2014 durante l’attività formativa presso l’ospedale Vittorio Emanuele Ferrarotto. La motivazione dei giudici, però, ha suscitato sconcerto per le sue formulazioni e il tenore delle valutazioni espresse.

Nelle motivazioni della sentenza, datata febbraio scorso, e ora oggetto di ricorso da parte della Procura, si legge che il docente avrebbe sì avuto comportamenti “predatori” e ossessivi, ma secondo il tribunale non è stata raggiunta la prova “al di là di ogni ragionevole dubbio”.

Una delle studentesse aveva raccontato un episodio avvenuto il giorno del proprio compleanno: il professore le avrebbe palpeggiato il seno. Tuttavia, i giudici hanno scritto che il docente avrebbe semplicemente “appoggiato i palmi” senza una particolare pressione e che avrebbe voluto solo “fermarla per farle gli auguri“. Inoltre, secondo la sentenza, sarebbe “poco verosimile“, dato che non vi sarebbero state allusioni esplicite né uso delle dita per palpare.

La corte ha riconosciuto l’esistenza di un comportamento inopportuno e ossessivo, ma ha distinto tra atteggiamenti inappropriati e il reato specifico di reato, che richiede, secondo il codice penale, un certo tipo di intenzionalità, contatto e contesto. Una distinzione che, dal punto di vista legale, ha portato all’assoluzione, ma che a livello sociale e culturale viene percepita come profondamente ingiusta e fuorviante.

Questo episodio si inserisce in una scia di sentenze controverse in temi del genere. Si ricorda, per esempio, la decisione della Corte d’Appello di Milano che nel giugno scorso ha assolto un sindacalista accusato di palpeggiamento ai danni di una hostess, motivando che il “no” della donna sarebbe arrivato “solo” dopo 20-30 secondi. Un tempo ritenuto “non sufficiente” a dimostrare il dissenso immediato e inequivocabile.

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