Secondo l’accusa, avrebbe ucciso tre persone, tutte anziane e malate, per poi offrire ai familiari delle sue vittime i servizi, naturalmente a pagamento, di onoranze funebri. La persona, che si pensa sia molto vicina al clan Mazzaglia-Toscano-Tomasello, è stata arrestata dai carabinieri di Paternò, un comune in provincia di Catania, per omicidio volontario. L’arresto, emesso dal Gip di Catania, è stato richiesto della Procura locale, che sta conducendo un’inchiesta denominata ‘Ambulanza della morte‘.
I malati terminali venivano aiutati a morire mentre si trovavano in ambulanza. La persona in questione iniettava dell’aria nel sistema sanguigno dei malati, poi ‘vendeva’ i corpi per 300 euro alle agenzie di onoranze funebri che, in qualche modo, diventavano sue complici. Inizialmente, era solo un’ipotesi, denominata dai carabinieri ‘l’Ambulanza della morte’ ma, nei mesi successivi, la Procura di Catania, grazie anche ad alcune rivelazioni di un pentito, ha potuto portare avanti l’inchiesta. I racconti del collaboratore di giustizia hanno condotto la procura sulla giusta pista che, a quanto pare, ha a che fare con la mafia locale o, perlomeno, è stata indicata come non estranea ai fatti.
Il decesso avveniva sempre durante il trasporto dall’ospedale di Biancavilla all’abitazione dei pazienti, che erano stati dimessi perché ritenuti in fin di vita. I primi casi risalgono al 2012: il personale sanitario era completamente all’oscuro di quanto accadeva lungo il viaggio.
Il pentito avrebbe fatto le prime rivelazioni in un’intervista a ‘Le Iene’, quindi alla Procura. Dopo i fatti raccontati dal pentito, i magistrati della Dda etnea hanno delegato i carabinieri della compagnia di Paternò ad acquisire le cartelle cliniche nell’ospedale.
Il collaboratore avrebbe assicurato che “La gente non moriva per mano di Dio, ma per guadagnare 300 euro, invece di 30 o 50“. Secondo quanto ha riferito l’uomo, la persona in fin di vita tornava a casa per morire, e sarebbe morta lo stesso: così, “gli iniettavano dell’aria con l’agocannula nel sangue, e il malato moriva per embolia“, senza che nessuno potesse accorgersene. Arrivando a casa dei familiari affranti dal dolore, si preoccupava di aiutarli proponendo un’agenzia di onoranze funebri, la stessa che – poi – lo avrebbe ricambiato con 300 euro (a salma). Il collaboratore di giustizia sostiene anche che il tutto era organizzato dai boss, a cui andavano i soldi ricavati.