Castrogno, il sovraffollamento della casa circondariale e i desideri dei detenuti: "Voglio vedere i miei figli"

Una storia di tormento e distanze umane emerge da Castrogno, dove una donna detenuta da anni vive con un peso che va oltre quello della reclusione: non incontrare i suoi bambini.

Castrogno, il sovraffollamento della casa circondariale e i desideri dei detenuti: "Voglio vedere i miei figli"

La casa circondariale di Castrogno, a Teramo, si conferma un caso nazionale, con una situazione sempre più critica che intreccia numeri pazzeschi e storie umane di strazio. Negli ultimi cinque mesi, la struttura ha registrato tre suicidi e un decesso per malore, insieme a un carico di vite segnate di malessere, problemi psicologici e difficoltà sociali. Attualmente, i numeri del sovraffollamento sono allarmanti: 440 detenuti, a fronte di una capienza di 255. Questo porta l’indice di sovraffollamento al 172,5%, uno dei più alti in Italia. «I cento detenuti trasferiti da Regina Coeli, senza preavviso, sono stati un’aggiunta insostenibile per la casa circondariale», ha dichiarato Adele Di Rocco del Coordinamento Codice Rosso, che insieme al consigliere del Partito Radicale Antonio Grifoni ha visitato la struttura alla vigilia di Natale.

Percorsi interrotti e cure negate

Tra i trasferiti da Regina Coeli, solo 12 sono italiani. «Molti di loro stavano seguendo percorsi di reinserimento che avrebbero permesso l’accesso a strutture alternative, ma ora devono ricominciare tutto da capo», ha spiegato Di Rocco. La situazione è aggravata dalla presenza di numerosi detenuti con gravi problemi di salute, dipendenze o patologie mentali. «Ho riscontrato un uso eccessivo di psicofarmaci, un segno delle difficoltà nel garantire cure adeguate e supporto psicologico». Tra le storie emerse, quella di una donna 40enne affetta da endometriosi è particolarmente emblematica: aveva un intervento risolutivo programmato ad Avezzano, ma non è stata accompagnata in ospedale, perdendo un’occasione cruciale per migliorare la sua qualità di vita. Un altro caso riguarda un 60enne, anche lui trasferito da Regina Coeli, affetto da neoplasia e diabete, che afflitta di ulcere alle gambe e necessita di cure urgenti.

I strazi dei detenuti: tra persone che la fanno finita e diritti negati

La casa circondariale è stato teatro di tre persone che si sono tolti la vita recenti: Jeton Bislimi, un macedone di 37 anni accusato del tentato delitto della moglie; Patrick Guarnieri, ventenne rom affetto da autismo, sordomutismo e iperattività, finito nella casa circondariale per furto; e Giuseppe Santoleri, 74enne condannato per il delitto della sua ex moglie. «Santoleri era in attesa di essere trasferito per motivi di salute, ma non riusciva più a sopportare le lungaggini burocratiche», ha spiegato Di Rocco. Un’altra vicenda inquietante è quella di un 23enne che, da bambino, era stato preso di abusi da parte di un uomo che ha ritrovato nella stessa casa circondariale. Questo incontro ha provocato un grave shock psicologico, ma il giovane, ora, è stato trasferito in una struttura protetta.

Una nuova speranza

Nonostante il quadro desolante, c’è un’apertura al cambiamento con l’arrivo della nuova direttrice, Maria Lucia Avantaggiato, descritta come particolarmente sensibile alle iniziative di riqualificazione. «Voglio presentare due progetti che permettano ai detenuti di frequentare corsi formativi e ottenere attestati di lavoro», ha annunciato Di Rocco. Molti detenuti chiedono di poter lavorare, un segnale di speranza per una ripartenza. La casa circondariale di Castrogno, purtroppo, rimane il simbolo di un sistema penitenziario che spesso non riesce a garantire condizioni umane e dignitose, mettendo a rischio non solo il reinserimento sociale, ma anche la salute fisica e mentale di chi vi è rinchiuso.

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