La Corte di Cassazione ha definitivamente escluso qualsiasi legame tra Silvio Berlusconi, Marcello Dell’Utri e Cosa Nostra, chiudendo una vicenda giudiziaria che ha attraversato decenni di inchieste e dibattiti. Con la decisione di respingere il ricorso della procura generale di Palermo contro il rigetto della Corte d’appello di sorveglianza speciale e della confisca dei beni nei confronti di Dell’Utri, la Suprema Corte ha sancito come verità processuale che «non è risultata, a oggi, mai processualmente provata alcuna attività di riciclaggio di Cosa nostra nelle imprese berlusconiane, né nella fase iniziale di fondazione del gruppo né nei decenni successivi».
Questo passaggio della sentenza mette un punto fermo sulle accuse secondo cui l’ex senatore e il fondatore di Fininvest avrebbero beneficiato di appoggi mafiosi per il successo delle loro attività imprenditoriali. In particolare, la Corte d’appello di Palermo aveva già smontato uno dei capisaldi dell’accusa: l’ipotesi che Berlusconi avesse versato denaro a Dell’Utri per garantire il suo silenzio su presunti rapporti con Cosa Nostra. I giudici hanno definito questa tesi «indimostrata e illogica», sottolineando che non vi sono prove concrete di alcun accordo di questo tipo.
La decisione della Cassazione conferma inoltre che i rapporti tra Berlusconi e Dell’Utri si sono sempre basati su una solida amicizia e fiducia reciproca, come dimostrato dai flussi finanziari e dai gesti di riconoscenza manifestati da Berlusconi nel corso degli anni, fino alle disposizioni testamentarie. In tal senso, la Suprema Corte respinge definitivamente ogni ricostruzione che suggerisca interessi illeciti o legami con organizzazioni mafiose, consolidando una visione storica e giuridica chiara sulla natura dei rapporti tra i due protagonisti della vicenda.
La sentenza riguarda anche i familiari di Dell’Utri, verso i quali la procura generale aveva avanzato analoghe richieste di misure cautelari. Anche in questo caso, la Corte ha confermato il rigetto, ritenendo le accuse infondate e prive di qualsiasi base probatoria. Il pronunciamento definitivo della Cassazione rappresenta dunque una conclusione significativa non solo per gli interessati, ma anche per il quadro giudiziario e mediatico italiano, che per anni aveva alimentato dubbi e speculazioni sulla presunta connessione tra l’imprenditoria di Berlusconi e la criminalità organizzata siciliana.