Nella lunga controversia che ha visto contrapporsi per quasi 15 anni due mascotte come il Gabibbo e Big Red, la Cassazione si è finalmente pronunciata scagionando il primo dalle accuse di plagio.
Quando si parla di Gabibbo, le presentazioni non sono necessarie. Chiunque conosce il personaggio come uno dei protagonisti della popolarissima trasmissione “Striscia la Notizia”. Il pupazzo rosso interpretato dal mimo Gero Caldarelli, e doppiato dalla voce di Lorenzo Beccati, ha però partecipato anche ad altri programmi televisivi delle reti Mediaset, come “Paperissima” e “Veline”.
Nel nostro paese, la sua notorietà è quindi indiscutibile. Qualcuno – però – ha voluto mettere in dubbio le sue origini, procedendo con delle accuse di plagio. La controversia è stata mossa dalla Western Kentucky University, la cui mascotte è un pupazzo rosso chiamato “Big Red”, che ricorda il Gabibbo. L’ateneo statunitense, tramite le società che detengono i diritti di immagine di “Big Red”, ha deciso di adire le vie legali, in quanto danneggiato dall’operato di Mediaset e Fininvest. Secondo l’università del Kentucky, il Gabibbo altro non era che una contraffazione della loro mascotte portafortuna. Per tale ragione, avevano richiesto di non mandare in onda il Gabibbo, pena un risarcimento del danno pari a 100 mila euro.
Siamo nel 2003 quanto la Adfra, società con sede in provincia di Ravenna, decide di fare causa a Mediaset, Fininvest, Rti, Giochi Preziosi, e Copy. L’azienda, con alle spalle l’imprenditore Gianfranco Strocchi, aveva precedentemente acquisito i diritti europei di immagine di “Big Red”, e lamentava di venire danneggiata dalla figura del Gabibbo.
Nel corso degli anni, la magistratura si era più volte pronunciata a favore del Gabibbo. Nel 2007, il tribunale di Ravenna dichiarò come insussistenti le richieste di contraffazione. Nel 2011, la Corte d’Appello di Bologna ha ritenuto la mascotte americana – disegnata da Ralph Carey – non così originale da poter richiedere la tutela del diritto d’autore. In secondo luogo, ravvisava tra i due pupazzi rossi l’esistenza di alcune “differenze estetiche” tali da poter escludere la prova della contraffazione. Nel frattempo, mentre la controversia continuava a essere dibattuta nelle aule di giustizia, la società Adfra veniva chiusa.
Per arrivare all’epilogo della controversia, è stato necessario scomodare i giudici romani di piazza Cavour. La Cassazione ha così ribadito quanto già emerso con le sentenze di primo e secondo grado. I giudici della Suprema Corte hanno confermato la mancanza di “originalità” della mascotte americana, del tutto simile ad altri “goffi umanoidi” dei cartoni animati, e quindi non idonea a essere protetta dal diritto d’autore. In secondo luogo, tra le due mascotte sono presenti anche degli elementi di diversificazione, come la forma degli occhi, o le scarpe da basket, che il Gabibbo non indossa.
Alla luce di quest’ultima sentenza, sia la Western Kentucky University che Ralph Carey sono stati condannati a saldare le spese processuali.