Caso Yara Gambirasio: Corte d’Assise di Bergamo nega ai legali di Bossetti l’accesso ai reperti

Con un secco no la Corte d'Assise di Bergamo ha negato ai legali di Massimo Bossetti, Claudio Salvagni e Paolo Camporini, l'accesso ai reperti. Il muratore sta scontando l'ergastolo dal 14 giugno 2014.

Caso Yara Gambirasio: Corte d’Assise di Bergamo nega ai legali di Bossetti l’accesso ai reperti

L’udienza del 19 maggio, con la quale i difensori di Massimo Bossetti, Claudio Salvagni e Paolo Camporini, chiedevano di poter aver accesso ai reperti accumulatisi nel corso delle indagini del delitto di Yara Gambirasio, ha avuto come esito un secco no da parte dei giudici della Corte d’Assise di Bergamo, ai quali la Cassazione aveva rinviato la questione.

In più è stata accolta la richiesta del procuratore Antonio Chiapponi, che ha trasmesso i verbali dell’udienza alla Procura di Venezia, alla quale spetterà stabilire se sono stati commessi reati dai difensori di Bossetti ai danni dei pm orobici.

L’uccisione di Yara

Yara Gambirasio fu uccisa nel 2012. Il suo corpo venne ritrovato il 26 febbraio 2011 dopo indagini lunghe e difficili. Il caso aveva assunto una grande rilevanza mediatica sia per la giovane età della vittima che per l’efferatezza del crimine. La giovane è scomparsa il 26 novembre 2010 dopo che si era recata presso il centro sportivo del suo paese, dove era solita allenarsi nella ginnastica ritmica. Lì è rimasta almeno fino alle 18.40 circa e dopo si sono perse le tracce. Le telecamere di sorveglianza del centro sportivo erano tutte fuori uso e non è stato quindi possibile accertare i suoi spostamenti. Alle 18.44 il suo telefono cellulare aggancia la cella di Ponte San Pietro, alle 18:49 la cella di Mapello, e alle 18:55 la cella di Brembate di Sopra. Poi il segnale è scomparso definitivamente. 

I reperti

L’esame del Dna sulla traccia 31 G20, considerata la prova regina, che raccoglieva il Dna di Bossetti, non potrà più essere eseguito. I difensori di Bossetti non potranno aver accesso ai corpi di reato e ai Dvd con la raccolta fotografica eseguita dai carabinieri del Ris nell’ambito delle indagini; nè alla caratterizzazione dei profili genetici del Dna eseguiti dagli stessi Ris e dalla polizia giudiziaria. 

La precedente richiesta

La Corte europea dei diritti dell’uomo aveva già rifiutato una richiesta di revisione del processo a Massimo Bossetti. L’istanza era stata dichiarata inammissibile. Il ricorso era stato presentato dai difensori legali dell’uomo nel novembre del 2018, a poche settimane dalla sentenza della Cassazione. Nonostante la sentenza contraria, i legali avevano continuato a sperare in una revisione del processo. Bossetti aveva chiesto in una lettera pubblica la conservazione di tutti gli atti affinché la difesa potesse impugnarli per un’ulteriore indagine. “Il timore che possano andare distrutti è alto” scriveva.

 

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