I carabinieri Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro, che sono stati accusati di omicidio nei confronti di Stefano Cucchi, rischiano 18 anni di carcere. Cucchi, il 15 ottobre 2009, fu arrestato per droga, ma morì una settimana dopo a seguito del violento pestaggio da parte di alcuni carabinieri. Non sono gli unici accusati dal pubblico ministero: per il maresciallo Roberto Mandolini sono stati chiesti 8 anni per falsa testimonianza.
Gli altri due indagati sono Vincendo Nicolardi e Francesco Tedesco. Come spiega il magistrato, questa non è un’accusa rivolta all’intera Arma dei Carabinieri, ma colpisce direttamente 5 responsabili che hanno violato il giuramento di fedeltà. La difesa del maresciallo Mandolini, invece, continua a confermare il dito puntato contro l’intera Arma.
Stefano Cucchi: 18 anni di reclusione per i responsabili
A testimonianza di quanto riportato dal PM, c’è proprio il fatto che sia stata l’Arma dei Carabinieri a scoprire il falso dichiarato nel 2015 da alcuni dipendenti. Grazie ad essi, infatti, sono stati recuperati dei documenti importanti che hanno aiutato a svelare il depistaggio.
Viene spiegato che il pestaggio ai danni di Cucchi è stato da film dell’orrore e il decesso sarebbe legato ad una serie di fattori: questa multi-dipendenza testimonia che c’è un legame tra la violenza subita e il decesso di pochi giorni dopo.
La sorella, Ilaria Cucchi, spiega che: “Questo processo ci riavvicina allo Stato. Riavvicina i cittadini e lo Stato. Io non avrei mai creduto di trovarmi in un’aula di giustizia e respirare un’aria così diversa”. Ilaria, infatti, si è battuta per 10 anni della propria vita per scoprire la verità su quanto accaduto dieci anni fa. Bisognerà aspettare per vedere se la richiesta del pm sarà accettata o ridotta: sicuramente, una pena ci sarà, in quanto è stato dimostrato che gli imputati sono colpevoli. Bisognerà solo vedere come gli avvocati difensori agiranno.