Caso Orlandi, un documento testimonia che il Sisde attenzionò Mario Meneguzzi

Un documento riservato su Mario Meneguzzi ha rimesso in moto la pista familiare. I servizi segreti pedinavano lo zio di Emanuela. Interrogativi su quattro pagine mancanti. Cosa contenevano?

Caso Orlandi, un documento testimonia che il Sisde attenzionò Mario Meneguzzi

Il programma televisivo, “Lo stato delle cose”, ha mostrato un documento inedito che certifica come i servizi segreti stessero pedinato Mario Meneguzzi nei giorni successivi alla scomparsa della nipote Emanuela Orlandi. Ma nel fascicolo mancano quattro pagine. Perché? Cosa c’era scritto di così compromettente da richiedere la sparizione di quelle pagine nel rapporto in possesso dalla Procura di Roma?

Meneguzzi, cognato di Ercole Orlandi, fin dal giorno della scomparsa di Emanuela assume un ruolo centrale nella trattativa con i sedicenti rapitori della ragazza. Ma gli inquirenti puntarono proprio lui, dopo aver avuto informazioni sulle molestie sessuali dell’uomo su Natalina Orlandi. Meneguzzi si accorse di essere seguito da qualcuno e chiese conferma a Giulio Gangi, giovane appena entrato nel Sisde, che gli confermò quello che temeva: lo zio di Emanuela era tenuto sotto osservazione dal Sisde. Sospettavano di lui? Sì. Sia la pm Margherita Gerunda sia il collega Domenico Sica. Quel pedinamento era stato ordinato proprio da Sica e il documento descriveva probabilmente spostamenti, attività e incontri dell’uomo. Ma in quel report mancano quattro pagine che potrebbero aggiungere pezzetti di verità nascoste e imbarazzanti.

I dubbi sull’uomo avevano già mosso il pm Sica che si era recato in Vaticano per avere conferma di certi atteggiamenti molesti dell’uomo. La conferma era giunta in poco tempo dal cardinale Casaroli: Meneguzzi aveva insidiato la nipote Natalina e chissà quale altra informazione riservata dovette fornire Casaroli al magistrato su Meneguzzi. Meneguzzi che fece e disfece, ignorando gli inquirenti anche quando si trattò di riempire Roma di manifesti con il volto di Emanuela e il suo numero di casa in bella mostra. Atteggiamenti sospetti, come quando gli fu chiesto dell’indirizzo emerso dalla telefonata con il finto rapitore chiamato “Americano” e l’uomo parlò della voce della nipote registrata dal telefonista menzionando Via Santa Marinella. In realtà la voce aveva detto “mi verranno a prendere questo altro anno per Santa Marinella, 15”. Santa Marinella, località balneare vicino Roma, era il luogo delle vacanze della famiglia Meneguzzi il quale aveva l’abitazione in Via Ecletina 15. Forse un modo per non attirare l’attenzione sulla sua abitazione di vacanza? E perché?

Resta il punto che i sospetti su Meneguzzi non mancavano. L’alibi mancante, la pista del rapimento da lui caldeggiata, gli annunci fuorvianti di scomparsa, il plico con le fotocopie di Emanuela fatte ritrovare vicino al Parlamento dove l’uomo era impiegato, la misteriosa nomina dell’avvocato Gennaro Egidio da lui spalleggiata,  la somiglianza con il profilo disegnato da un vigile dell’uomo a colloquio con la presunta Emanuela vicino al Senato il giorno della scomparsa. Troppi dettagli trascurati e che se approfonditi potevano quantomeno fare chiarezza. E adesso le quattro pagine mancanti del rapporto del Sisde che gettano altra ombra sull’uomo. 

Un altro punto è l’anomalia dell’indirizzo. Perché i carabinieri scrissero nella loro relazione che la residenza estiva di Meneguzzi era senza numero civico. Quando, invece, la trasmissione Lo stato delle cose ha scoperto essere sempre stata lì, in bella mostra, numero 15. Una svista può capitare, ma è grave che possa sfuggire un indirizzo civico che poteva essere più di un casa vacanza, ma il centro di una scena. E adesso gli interrogativi restano: perché quelle pagine mancano? Cosa documentava il Sisde su Meneguzzi? Se queste domande non avranno risposta, il caso Orlandi sarà destinato a rimanere un case cold irrisolto e consegnato agli archivi della storia. 

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