Emanuela Orlandi era una giovane cittadina vaticana, scomparsa all’età di 15 anni il 22 giugno 1983. La ragazza era figlia di un commesso della Prefettura della Casa Pontificia.
Il giorno della sua scomparsa, dopo aver incontrato uno sconosciuto alla guida di una BMW verde, le viene offerto un lavoro per una ditta di cosmetici. Verso sera Emanuela chiama casa per riferire della proposta di lavoro e la sorella le consiglia di parlarne con la madre. Questo e’ l’ultimo contatto che Emanuela ha con la sua famiglia e dopo questo di lei si perdono le tracce.
Il suo caso è uno dei tanti misteri del nostro paese e nelle molteplici indagini avviate nel corso degli anni, sono stati chiamati in causa il Vaticano, l’Istituto per le Opere di Religione (IOR), la Banda della Magliana, il Banco Ambrosiano e i servizi segreti di diversi Stati.
L’intreccio tuttavia non è stato ancora districato e il caso Emanuela Orlandi è tutt’oggi irrisolto. Nel giorno di oggi, 18 settembre 2017, si potrebbe aprire un nuovo capitolo sulla vicenda della scomparsa di Emanuela Orlandi. Si pensa ora a piste internazionali e servizi segreti, Tutto sarebbe accaduto in questa storia complessa, sulla quale la Cassazione mise una pietra lo scorso anno rifiutando la richiesta della famiglia per la riapertura del caso.
Oggi su Repubblica, Emiliano Fittipaldi ha rivelato di essere venuto in possesso di un documento riservato del Vaticano; egli scrive: “Il dossier sintetizza gli esborsi sostenuti dal Vaticano dal 1983 al 1997. La somma totale investita nella vicenda Orlandi è ingente: oltre 483 milioni, quasi mezzo miliardo di lire. Oltre 483 milioni di lire spesi dal Vaticano per il suo allontanamento“.
Delle “spese del Vaticano fino al 1997, un giallo il dossier su Emanuela”, parla anche un articolo del Corriere della Sera, dove si racconta delle “verifiche sull’autenticità di un carteggio che circola nella Santa Sede”, ipotizzando anche “il ritorno dei corvi in Vaticano”.
Fittipaldi racconta: “Una lettera di cinque pagine, datata marzo 1998. È scritta al computer o, forse, con una telescrivente, ed è inviata (così leggo in calce) dal cardinale Lorenzo Antonetti, allora capo dell’Apsa (l’Amministrazione del patrimonio della Sede apostolica), ai monsignori Giovanni Battista Re e Jean-Louis Tauran […] “.
La lettera sembra, o vuole sembrare, un documento di accompagnamento a una serie di fatture e materiali allegati di quasi duecento pagine che comproverebbero alla segreteria di Stato le spese sostenute per Emanuela Orlandi in un arco di tempo che va dal 1983 al 1997. Delineano scenari nuovi e oscuri su una vicenda di cui si è scritto e ipotizzato molto, e su cui il Vaticano ha sempre negato di avere informazioni ulteriori rispetto a quanto raccontato e condiviso con i giudici italiani che hanno investigato in questi ultimi trentaquattro anni.
Il documento choc è un riassunto di tutte le note spese per un presunto “allontanamento domiciliare” di Emanuela Orlandi. La ragazzina che viveva nella Santa Sede scomparsa nel 1983. Leggendo il resoconto sembra che il Vaticano abbia trovato la piccola rapita chissà da chi e che abbia deciso di “trasferirla” in Inghilterra, a Londra, in ostelli femminili. Per 14 anni le avrebbe pagato “rette, vitto e alloggio”, “spese mediche”, “spostamenti”. Almeno fino al 1997, quando l’ultima voce parla di un ultimo trasferimento in Vaticano e “il disbrigo delle pratiche finali”.
Dunque adesso il caso si fa sempre più intricato e tenebroso. Le ricerche effettuate sino ad ora non avevano portato a nessun chiarimento, ma quest’ultima lettera ha fatto cadere anche i pochi castelli rimasti in piedi.