Il contenuto del dossier che circola negli uffici del Vaticano è un elenco delle spese che sarebbero state sostenute per gestire la vicenda Emanuela Orlandi. Sulla fine di Emanuela vengono chiamate in causa gerarchie ecclesiastiche. Per ora sull’autenticità del dossier sono in corso verifiche, ma sembra che ci sia la possibilità che Emanuela sia morta nel 1997.
Questo nuovo ed inquietante mistero dà valore all’ipotesi che siano tornati in Vaticano i “corvi”. Il carteggio non contiene timbri ufficiali, quindi non si può sapere se tratti di un documento originale, ma appare verosimile che venga utilizzato nell’ambito dei ricatti incrociati che hanno segnato la vicenda.
La famiglia Orlandi torna a chiedere: “Sgomberate il campo da ogni dubbio, per avere accesso a tutti i documenti e comunque poter incontrare il segretario di Stato Pietro Parolin: il caso non è e non può essere chiuso“.
Il giallo sul dossier è che il Vaticano spese 500 milioni per lei fino al 1997. Vi è quindi la possibilità che Emanuela sia stata ospitata e trasferita più volte in alcuni conventi e/o appartamenti ed, inoltre, ricoverata in almeno due strutture sanitarie. Viene specificato che una parte dei soldi è stata versata a fonti investigative e citato il pagamento per l’attività relativa al depistaggio. Il documento è un dattiloscritto con un carattere risalente a vent’anni fa. I nomi e luoghi sono realmente esistenti. Contiene l’attività investigativa svolta riferendosi ad allegati su quantità di denaro autorizzate e prelevate per spese non fatturate.
Il tutto sembra voler avvalorare la possibilità che Emanuela fosse sotto il controllo di autorità Vaticane sei mesi prima della sua sparizione. Le circostanze contenute nel documento potrebbero essere vere e lo stesso documento potrebbe essere stato fatto circolare proprio da chi continua ad esercitare il proprio potere di ricatto contro le gerarchie ecclesiastiche. Oppure un depistaggio?