Il caso che qualche anno fa sconvolse Bologna, con l’uccisione di Marco Biagi da parte delle BR nel 2002, ha visto la prescrizione da parte della sezione distrettuale del trobunale dei ministri di Bologna. Erano indagati per cooperazione colposa in omicidio colposo Claudio Scajola e Gianni De Gennaro, per la mancata scorta al professore. Il commento del procuratore capo di Bolgna Roberto Alfonso al riguardo è secco “Era la nostra richiesta”.
Più lapidaria è stata la dichiarazione del legale della famiglia Biagi, l’avvocato Guido Magnisi che ha detto: “La prescrizione consentirà agli indagati di non confrontarsi con la giustizia e con la realtà dei fatti.Mi limito a fare mia la considerazione della famiglia Biagi:per citare Jung, agli stessi soggetti coinvolti resta il doloroso e sofferente confrontarsi con le proprie coscienze”.
Quindi è questo l’esito dell’inchiesta bis per la mancata scorta a Biagi, dopo che arrivarono nuovi documenti a Bologna al riguardo e vi fu la riapertura. Gli appunti che hanno dato il via al tutto sono stati in particolare quelli dell’ex segretario del ministro Scajola, Zocchi. Era stato appunto per colpa di questi appunti che il tutto si era protratto per molti anni, con la sospensione da presidente del Senato di Scajola. In tal merito la procura ha lasciato che il tutto andasse in prescrizione, in quanto si era arrivati ad un punto morto dell’inchiesta che non stava portando a nessuna parte, come accade nella gran parte delle inchieste riaperte di tale portata.
Il sindaco di Bologna, Virginio Merola, che aveva auspicato alla prescrizione da parte dei due indagati ha voluto ribadire che: “Bologna continuerà a sostenere il ricordo di Marco Biagi e continuerà a fare le iniziative opportune. Detto questo ci sono le coscienze dei singoli, ma queste le giudicheranno i cittadini e la storia, lo avevo chiesto e mi sembrava opportuno e la richiesta rimane“