Caso Bellomo: confermati gli arresti domiciliari all’ex giudice che obbligava il "dress code" alle borsiste

Dopo il rinvio disposto dalla Cassazione, che aveva annullato la precedente revoca della misura cautelare, il Tribunale del Riesame di Bari ha nuovamente ordinato gli arresti domiciliari per Francesco Bellomo.

Caso Bellomo: confermati gli arresti domiciliari all’ex giudice che obbligava il "dress code" alle borsiste

Nuovi risvolti nell’inchiesta che vede protagonista Francesco Bellomo, con l’ex giudice del Consiglio di Stato che torna agli arresti domiciliari: tale decisione arriva dal Tribunale del Riesame di Bari in seguito al rinvio stabilito dalla Corte di Cassazione, avvenuto nel mese di gennaio, che ha ad oggetto l’annullamento del provvedimento col quale, il 29 luglio 2019, il Tribunale del Riesame di Bari revocava gli arresti domiciliari a Francesco Bellomo applicando, invece, l’interdizione per dodici mesi come misura alternativa.

Secondo l’accusa, Francesco Bellomo imponeva alle studentesse (del suo corso di preparazione all’esame di magistratura) “dress code” e precisi codici di condotta sui quali diverse Procure hanno posto l’attenzione accendendo cosi i riflettori sul caso.

Secondo un’attenta ricostruzione, tre borsiste e una ricercatrice sarebbero vittime di maltrattamenti avvenuti per mano di Bellomo che, addirittura, avrebbe realizzato un tentativo di estorsione a danno di un’altra ex corsista, costretta a licenziarsi da un’emittente locale.

L’ex giudice obbligava le borsiste a tenere un comportamento omertoso e di sottomissione assoluta alla sua persona, proprio come descritto da alcune aspiranti magistrato: “Non voglio rovinare anni di lavoro senza darti una chance. Venerdì sera, quando entro in stanza, ti metti in ginocchio e mi dici ‘ti chiedo perdono, non lo farò mai più’. Non ha il significato della sottomissione, ma della solennità. Con le forme rituali”.

Secondo Bellomo si trattava solamente di un “modello formativo”, utile e indispensabile, per superare il concorso per magistrati. Pensiero differente è quello della Procura di Bari e del pm Roberto Rossi che hanno chiesto il rinvio a giudizio per i reati di violenza privata e minacce nei confronti delle studentesse. Addirittura una borsista, delusa e impaurita, ha rinunciato alla borsa di studio e al percorso formativo intrapreso per allontanarsi da Bellomo manifestando tutto il suo terrore.

Infine, il Tribunale della Libertà ha confermato la riqualificazione dei reati contestati, tra i quali anche il reato di calunnia e minaccia nei confronti di Giuseppe Conte, attuale Presidente del Consiglio, all’epoca vicepresidente del Consiglio di Presidenza della Giustizia Amministrativa.

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