Il matrimonio della nipote del superlatitante Matteo Messina Denaro alla Cappella Palatina ha suscitato polemiche e scalpore. Oltre 19.000 contatti sulla pagina Facebook di Repubblica hanno commentato, ognuno con la propria opinione, la cerimonia. C’è chi dice che la scelta di concedere un monumento simbolo di Palermo per celebrare la cerimonia della nipote di un boss è stato giusto, c’è invece anche chi ha definito la scelta inappropriata.
Un dibattito aperto che tiene alto l’interesse per questo matrimonio alla Cappella Palatina. Quello che più fa discutere è che anche i familiari dello sposo fanno parte di una famiglia di mafia, ovvero quella dei Sansone. A placare le proteste arriva una dichiarazione che spiega che la gestione della Cappella Palatina spetta alla Chiesa, e le decisioni non hanno niente a che vedere con l’Assemblea regionale. A precisare la questione è Francesco Forgione che su Facebook dichiara: “La domanda va rivolta solo alla Chiesa. L’Ars e la Fondazione che gestisce la visita turistica, non hanno alcun rapporto con le cerimonie religiose che sono gestite esclusivamente dalla parrocchia”. Forgione, attuale dirigente della Fondazione Federico II, aggiunge anche: “Noi siamo tenuti a chiudere prima la visita turistica per consentire matrimoni e battesimi, come è giusto che sia essendo luogo di culto. Poi chi si sposa o si cresima o si battezza lo decide solo la parrocchia. Il presidente Ardizzone, l’Ars e la Fondazione non possono decidere di un luogo che, benché collocato nell’Ars, è di proprietà esclusiva della Chiesa”.
Repubblica ha voluto chiarire la questione e ha parlato con il parroco della Cappella Palatina, Michele Polizzi, che ha celebrato la cerimonia, il quale ha detto: “Per me erano solo dei parrocchiani, ma ignoravo del tutto chi fossero di preciso. E generalmente, non chiedo il certificato antimafia. C’era un nulla osta della Curia per quel matrimonio, ero obbligato a celebrare. E l’ho fatto come sempre. Devo dire che tutti i presenti hanno anche partecipato al rito con fede”.
Il parroco inoltre, ha voluto precisare che le due famiglie non hanno avuto alcuna priorità né sui tempi di attesa né sul pagamento. Il trattenimento si è tenuto a casa dello sposo, nel residence di via Bernini, ex abitazione di Riina. I Sansone sono rimasti proprietari di due ville, poiché due sono sotto sequestro. Quindi, tutto regolare: tanto scalpore per nulla.