Capo ultrà dà l’ok al match di Coppa Italia. La vergogna in una maglia

Finale di Coppa Italia: si assiste all’ennesima vergogna del calcio nostrano. I tifosi decidono ancora una volta, al posto delle autorità, se il match si deve giocare o meno. Il capo ultrà si chiama Gennaro De Tommaso, con la maglia dedicata all'assassino di Raciti

Capo ultrà dà l’ok al match di Coppa Italia. La vergogna in una maglia

Sempre più in basso l’onore dello sport italiano ed ancora una volta è quello più seguito ad assestare l’ennesima batosta: il calcio. La finale di Coppa Italia è preceduta nel pomeriggio da vergognosi incidenti al di fuori dello stadio con tanto di feriti gravi e colpi di pistola. All’Olimpico di Roma, a ridosso dell’incontro, si vive tra sconcerto e confusione e sono ancora i tifosi a dettar legge. Un capo ultrà del Napoli viene inquadrato dalle telecamere mentre media con dirigenti, calciatori e forze dell’ordine, sulla decisione di giocare o meno la gara. Tutto avviene prima del fischio d’inizio della gara; la curva partenopea in un primo momento è contraria alla disputa della gara, poi un travaglio di decisioni fino alla mediazione dell’ultrà Gennaro De Tommaso con le autorità.

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Secondo l’Ansa, l’ultrà protagonista sarebbe figlio di Ciro De Tommaso, noto affiliato al clan camorristico dei Misso, operante nel capoluogo partenopeo. La sua storia nel tifo estremo lo vede prima come capo del gruppo “Mastiffs”, poi alla guida dell’intera curva A dello stadio San Paolo. Riconoscibile per il tatuaggio sul braccio destro, nella sera del match di coppa lo ritroviamo seduto su una grata della curva Nord a parlare con Hamsik. E’ lui che con ampi gesti invita la curva alla calma, poi da l’assenso a nome dei tifosi all’inizio della partita. A due passi sono presenti i funzionari delle forze dell’ordine e l’uomo indossa una t-shirt nera che di certo alla polizia non inneggia.

Tutti ricorderanno la morte dell’ispettore di polizia Filippo Raciti, a seguito degli scontri che avvennero durante il match Catania-Palermo del 2007. L’uomo fu colpito con una sbarra di ferro da un tifoso poi condannato per omicidio, Antonio Speziale. Ebbene, l’ultrà partenopeo De Tommaso si è presentato a mediare con le forze dell’ordine indossando una maglia con scritto in giallo: “Libertà per gli ultras” sul retro, e “Speziale libero” davanti. Speziale tutt’ora sta scontando otto anni di carcere. 

Purtroppo, per gli amanti del calcio, per le forze dell’ordine e soprattutto per la moglie ed i familiari di Raciti, non è l’unico episodio che infanga la memoria di una vittima del dovere: nel novembre del 2012, fu persino un calciatore a compiere gesti insani, quando l’attaccante del Cosenza, Pietro Arcidiacono, esultò per un gol esibendo con fierezza la maglia con scritto “Speziale innocente”. Allora vi furono le scuse alla vedova Raciti e la misura del Daspo (divieto di accedere alle manifestazioni sportive) per tre anni, per Arcidiacono. 

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