Cameriere milanese non assunto perché nero: "Non puoi lavorare in sala"

Paolo Grottanelli è italiano a tutti gli effetti, ma l'albergatore, quando ha scoperto il colore della sua pelle, ha inviato un messaggio inqualificabile, razzista, e vigliacco.

Cameriere milanese non assunto perché nero: "Non puoi lavorare in sala"

Un sms vergognoso per un diniego inqualificabile: il curriculum vitae era stato considerato ottimale per quel tipo di lavoro, cameriere sulla riviera romagnola, ma un particolare, conosciuto in seguito, ha fatto cambiare idea al datore di lavoro.

Paolo Grottanelli racconta ancora perplesso: “Nel cv c’era la mia foto in bianco e nero. Andava tutto bene, l’assunzione era già stata concordata. Ma quando per l’ultimo passaggio formale ho inviato la carta di identità a colori, ho ricevuto sul telefono un sms allucinante. L’ho letto trenta volte con le lacrime agli occhi prima di arrendermi. Non ci volevo credere“. L’sms in questione recitava: “Mi spiace Paolo ma non posso mettere ragazzi di colore in sala, qui in Romagna sono molto indietro con la mentalità…Scusami ma non posso farti venire giù. Ciao”.

Grottanelli, 29 anni, è italiano a tutti gli effetti: era stato abbandonato a San Paolo del Brasile, ultimo di quattro figli, era rimasto in orfanatrofio fino ai tre anni, quando una coppia di Milano lo ha adottato insieme ad uno dei fratelli (gli altri due della famiglia sono stati affidati in Brianza).

Paolo ha studiato all’alberghiero: uscito con il massimo dei voti, dopo il diploma, ha fatto di tutto, compreso il magazziniere, e l’aiuto cuoco. Il ragazzo vorrebbe servire in sala, fare il cameriere, il suo desiderio era prossimo a realizzarsi, quell’impiego a Cervia era confermato, anche solo per una stagione. Grottannelli racconta che, quando ha letto il messaggio, ha percepito un tremore diffuso, voleva chiamare l’albergatore, dirgli ciò che pensava, che stava violando i suoi diritti umani, ma non ce l’ha fatta.

Racconta che sola una volta è stato oggetto di discriminazione: era in bici e alcuni ragazzi lo rincorsero urlando, e insultandolo per il colore della pelle. Si definisce “orgogliosamente italiano” e, ogni anno, il 25 aprile, scende in piazza. Sorridendo, aggiunge che il portoghese non lo conosce, non è più tornato in Brasile.

La madre, Paola Colombini, impegnata politicamente nella difesa dei più deboli, si è immediatamente messa in moto, “Hanno leso la sua dignità e l’identità culturale”, sentenziando che Paolo era pronto a partire due giorni dopo, e che stanno ricorrendo alle vie legali con il sostegno della Filcams Cgil.

Paolo è stato assunto due giorni fa in un bar della movida milanese, in prova per adesso. Le associazioni degli albergatori sono sbalordite, e si dicono vicine al ragazzo.

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