Caccia al super latitante Matteo Messina Denaro. Blitz a Castelvetrano: 30 indagati

Dall’alba di oggi è caccia al super latitante Matteo Messina denaro. Molti sono gli indagati e, nell'ultimo anno, sono stati effettuati arresti e sequestri.

Caccia al super latitante Matteo Messina Denaro. Blitz a Castelvetrano: 30 indagati

Dall’alba di oggi è terra bruciata intorno al boss Matteo Messina Denaro. Centinaia di poliziotti della Squadra Mobile di Palermo e dello Sco stanno passando al setaccio le case, i negozi, e le masserie di una trentina di suoi fiancheggiatori, tutti indagati per favoreggiamento al capomafia.

Nel mirino della polizia vi sono i parenti e vari personaggi riconducibili al latitante (dall’estate del 1993) Matteo Messina Denaro, accusato per gli attentati mafiosi avvenuti a Roma, a Firenze, e a Milano.

Matteo è il figlio del boss di Castelvetrano, Francesco Messina Denaro. Vicino ai corleonesi di Totò Riina, è l’ultimo padrino di Cosa Nostra ricercato. Negli ultimi anni, gli inquirenti hanno fatto indagini ed arresti attorno a lui, concentrandosi sui suoi familiari – la sorella Patrizia e il cognato Vincenzo Panicola – e sui fiancheggiatori.

Col blitz di oggi l’intento è di continuare a colpire chi aiuta il boss nella latitanza. Per gli indagati si profila il reato di procurata inosservanza della pena, con l’aggravante dell’agevolazione mafiosa. Sono in atto perquisizioni di case, di masserie, e di magazzinim nella zona di Castelvetrano.

Le indagini per la cattura del super latitante sono coordinate dal procuratore di Palermo, Francesco Lo Voi, e dall’aggiunto Paolo Guido. Il cerchio intorno a Matteo Messina Denaro si sta stringendo con operazioni delle forze dell’ordine che hanno portato alcuni arresti di fiancheggiatori e, soprattutto, alla erosione del patrimonio che servirebbe a garantire la sua latitanza.

Lo scorso febbraio, furono confiscati beni per tredici milioni di euro a tre imprenditori trapanesi legati al mondo dell’olio e a maggio altri quattordici arresti a Marsala. Sono, poi, passati definitivamente allo Stato i beni sequestrati nel 2015 all’imprenditore di SalemiSalvatore Angelo: sette milioni di euro in cui rientrano quattro imprese edili e vitivinicole, 67 immobili – ville e terreni – e quattro auto. 

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